Concordammo l’incontro per la sera
stessa: l’accordo era di vederci a Parig i,
al Cafè de la Paix ,
alle ore 21. Seduto a uno degli eleganti tavoli circolari della terrazza
interna del Cafè de la Paix ,
non attesi più di cinque minuti l’arrivo della donna.
Appena entrata nella sala si diresse senza esitazione verso di me, lasciandomi stupito e ammirato per il suo fascino, con quei capelli biondi e corti su un viso dolce e sbarazzino e occhi diamantini, trasmutanti tonalità e vivacità.
Appena entrata nella sala si diresse senza esitazione verso di me, lasciandomi stupito e ammirato per il suo fascino, con quei capelli biondi e corti su un viso dolce e sbarazzino e occhi diamantini, trasmutanti tonalità e vivacità.
Ordinai due Martini rossi e un paio di millefeuille de pain noir et saumon fumé,
accompagnati da coppe di vino rosso Touraine. Mentre lei, Giulia, sorseggiava
l’aperitivo, gustava, senza divorare, gli squisiti panini e socchiudeva un poco
gli occhi assaporando profumo e sostanza del vino Touraine, io compivo la
medesima operazione, ma guidato dall’istinto del ricercatore, attento alle sfumature,
al gioco dei silenzi.
La interrogai sul caso di cui mi
occupavo ottenendo risposte via via più lente e faticose. Mi sentii partecipe
del suo disagio affettivo, visibile nel crescente pallore del viso e negli
occhi che diventavano più umidi e alla fine erano pieni di lacrime. Cercai di
ridurre l’intensità emotiva di quell’incontro invitandola a uscire dal Cafè per
passeggiare un poco nella bella piazza dell’Opèra Garnier. Fuori, il chiarore
della luna nascente addolciva l’austera monumentalità dell’Opèra, giocando con le
ombre lungo il colonnato e destando memoria d’amori, di misteri.
Dialogammo quietamente, una volta
passati al tu: «Giulia ... di certo sai che qui veniva spesso Marcel
Proust...». «Lo so bene, Luca, e ricordo che qui trovò ispirazione per la
creazione del personaggio della duchessa di Guermantes nella sua opera Alla ricerca del tempo
perduto. Ti piace questo libro?» . «È un libro veramente galeotto
perché c’illude di poter recuperare l’essenzialità del tempo passato che, in
realtà, si sottrae a ogni integra restaurazione... Ma quell’ombra... vedi
lassù... non ti ricorda il fantasma dell’Opera di Gaston Leroux?».
«Caro Luca, l’ombra. Il fantasma... può
essere... ma siamo noi, spesso, a nasconderci nell’ombra dietro lo schermo
degli argomenti, delle tante e neutre parole, negandoci...». Mentre la luna si nascondeva
dietro una nuvola, ci salutammo con un tenerissimo abbraccio e con l’animo
appesantito da una profonda inadeguatezza, da un palese decadimento...
Nessun commento:
Posta un commento