Interventi di
Rodolfo M. Sabelli, Presidente dell’Associazione
nazionale magistrati, 18/9/13, e di
Massimo Giannini, su Repubblica 19/9/13
Sul
videomessaggio Berlusconi
di Rodolfo M. Sabelli
L'Associazione Nazionale Magistrati esprime forte
indignazione per il contenuto del video-messaggio diffuso oggi dal sen.
Silvio Berlusconi e contenente gravissimi attacchi alla Magistratura, attacchi
che si risolvono in una vera e propria aggressione ai principi su cui si fonda
uno Stato di diritto.
Tali accuse costituiscono l’ennesima, grottesca e
stanca ripetizione di concetti vecchi ma non per questo meno gravi. Non è in
discussione il diritto di una persona condannata di sostenere le proprie difese
e di criticare le decisioni giudiziarie. Non sono invece accettabili e vanno
respinte con fermezza ricostruzioni false di vicende processuali che si sono
svolte nel rispetto della legge e delle garanzie della difesa, come
riconosciuto dalla stessa Corte di Cassazione.
Quelle accuse si inseriscono in una strategia di
delegittimazione della Magistratura che dura da troppo tempo e che ora si
intensifica nel tentativo di vanificare gli effetti di una sentenza definitiva,
in violazione del principio di eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla
legge. Sono accuse che chiamano in causa non solo la Magistratura, ma lo Stato
di diritto, le sue regole e le sue Istituzioni: ed è a queste che la
magistratura associata si rivolge, per denunciare il rischio che simili attacchi
possano indebolire la credibilità di tutte le Istituzioni democratiche.
La magistratura "contropotere
irresponsabile"
di Massimo Giannini
L'attacco più veemente, come al solito, è contro
le toghe: "Siamo diventati un Paese in cui non vi è più la certezza del
diritto, siamo diventati una democrazia dimezzata alla mercé di una
magistratura politicizzata che, unica tra le magistrature dei Paesi civili,
gode di una totale irresponsabilità... si è trasformata da Ordine dello Stato
in un Contropotere in grado di condizionare il potere legislativo e il potere
esecutivo e si è data come missione quella di realizzare la via giudiziaria al
socialismo".
A quali "fonti" abbia attinto il Cavaliere è un vero mistero. La Costituzione prevede che "i giudici rispondono soltanto alla legge" (articolo 101), che spettano al Csm "secondo le norme dell'ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati (articolo 105), ma che "il ministro della Giustizia ha facoltà di promuovere l'azione disciplinare" e che il pm "gode delle garanzie stabilite nei suoi riguardi dalle norme sull'ordinamento giudiziario" (articolo 107).
A quali "fonti" abbia attinto il Cavaliere è un vero mistero. La Costituzione prevede che "i giudici rispondono soltanto alla legge" (articolo 101), che spettano al Csm "secondo le norme dell'ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati (articolo 105), ma che "il ministro della Giustizia ha facoltà di promuovere l'azione disciplinare" e che il pm "gode delle garanzie stabilite nei suoi riguardi dalle norme sull'ordinamento giudiziario" (articolo 107).
Com'è evidente, la
magistratura è un "organo dello Stato", che gode di autonomia secondo
il principio della separazione dei poteri, ma non della "totale
irresponsabilità" lamentata dallo Statista di Arcore: risponde alle leggi,
come avviene in tutti i "Paesi civili". Quanto al
"Contropotere" che condiziona "il potere legislativo e il potere
esecutivo", il Ventennio berlusconiano dimostra l'esatto contrario: con 18
leggi ad personam sulla giustizia su un totale di 37 fatte approvare a forza
dal Parlamento, è stato Berlusconi a usare il potere esecutivo per imporre al
legislativo un vincolo al giudiziario.
Infine, la "missione di realizzare
la via giudiziaria al socialismo" è un inedito assoluto del Cavaliere:
qualche solerte azzeccagarbugli deve avergli spacciato come documento di
Magistratura Democratica un vecchio dispaccio di Andrej Vishinsky*, procuratore
dell'Unione Sovietica degli anni '30.
*PS. (ap) Andrej Vyshinsky,
membro della nomenclatura sovietica, e mente giuridica di Joseph Stalin, fu procuratore
generale dell’Urss.
In tale veste, rappresentò la pubblica accusa nei principali processi politici
che si svolsero nel periodo delle Grandi purghe e fu considerato il
freddo esecutore delle repressioni staliniane.
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