I due si davano battaglia sulle strade senza esclusione di
colpi, alternando, a favore dell’uno o dell’altro, i più esaltanti risultati
sportivi e alimentando gli animi delle rispettive agguerrite tifoserie.
In una tappa durissima del Tour, mentre Coppi conduceva la
gara in maglia gialla, vi fu un gesto di straordinaria cavalleria tra i due
rivali: uno scambio di borraccia, piena di preziosa acqua, ceduta dall’uno
all’altro in un momento di grande fatica.
L’immagine divenne il simbolo della rivalità cavalleresca,
della contesa leale, della gentilezza d’animo tra due campioni che erano, per
il resto, completamente diversi.
Corpulento, focoso ed acceso Bartali, uomo di schiettezza
contadina; riservato, magrissimo, attento alle diete, quasi languido ed
introverso Coppi. Scrisse una volta Curzio Malaparte: "c’è sangue nelle
vene di Gino, mentre in quelle di Fausto c’è benzina".
Persino nella vita privata e pubblica, essi erano
espressione di anime opposte. Bartali, uomo devoto, legato alle tradizioni
popolari e religiose; Coppi, di idee laiche e con una travagliata vita
sentimentale, quasi un libertino per quei tempi. Il contrasto tra loro fu anche
amplificato strumentalmente, persino per renderli bandiere di opposti
schieramenti politici; in realtà, una volta furono ricevuti insieme dal Papa e
i rapporti personali furono sempre cordialissimi.
Non fu mai nota la verità di quell’immagine rubata al Tour
dal fortunato fotografo: chi sia stato a cedere la sua borraccia all’altro, chi
sia stato il benefattore di quel sorso d’acqua; come fosse avvenuto il
passaggio di mano tra i due. Nemmeno le persone presenti seppero o vollero
spiegare l’accaduto. Si diffusero illazioni attraverso la raccolta dei più svariati
indizi desunti da minimi particolari. Nessuno di essi fu sufficiente a spiegare
la dinamica dell’episodio.
Sia allora che negli anni a venire, nemmeno loro stessi, i
protagonisti dell’episodio, vollero chiarire il mistero, e rivelare chi fosse stato
ad aiutare l’altro, né si decisero a spiegare, pur interpellati
insistentemente, la ragione di quel silenzio. Coppi si chiuse nella
riservatezza. Bartali sembrò, a volte, più esplicito, ma la sua ironia non
permetteva di ricavarne certezze. Egli non chiarì il mistero neppure dopo la
morte del rivale.
La bellezza invisibile di quel gesto è forse da cercare
proprio nel silenzio che lo ha accompagnato negli anni e che dura tuttora. Il
gesto di galanteria rimane così più puro e disincantato, è collocato quasi
fuori del tempo e delle vicende concrete, nel mistero di una giornata di fatica
e di sofferenza, sublimata dallo sforzo agonistico di entrambi.
L’autore del gesto avrebbe avuto mille occasioni, e
qualche ragione, per gloriarsene. Nonostante la rivalità con l’avversario, si
era privato della preziosa borraccia d’acqua ed aveva dato da bere all’altro,
offrendogli anche una pausa nel suo sforzo e quindi agendo contro il suo stesso
interesse sportivo del momento.
Ma, dicendolo, avrebbe anche evidenziato la difficoltà
dell’avversario, il suo bisogno di aiuto, e avrebbe incrinato in qualche modo
la fama dell’altro come sportivo invincibile.
E forse il ciclista avvantaggiato lo ha capito subito, ha
compreso lo stato d’animo dell’avversario; così, se non ha voluto dare conto
del suo disagio su quella tremenda salita, nello stesso tempo ha sentito che
non doveva ridimensionare la grandezza del rivale che decideva di tacere, e
offuscarla, quasi, mentre ne mostrava la verità.
La nobiltà maggiore di quel gesto è quella di averlo in un certo
senso condiviso con l’avversario, offrendolo al suo rispetto, alla sua gioia,
ed esaltandolo allora nella grandezza, senza gerarchie e senza confini,
dell’ideale cavalleresco. Il silenzio mantenuto allora e negli anni successivi
è ciò che rimane di più prezioso nell’immaginario collettivo non solo degli
sportivi ma degli uomini attenti alle piccole cose.
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