di Marina Zinzani
(Storie di sanità: quando subentra il senso di colpa)
Il
medico guarda dalla finestra, è notte. Solo qualche minuto prima e tutto
sarebbe stato diverso… Qualche minuto e quella giovane donna sarebbe stata ancora
lì, fra i suoi familiari, a parlare. Sarebbe tornata poi nella sua casa a
cucinare, a preparare un compleanno, a vedere
amici. Con tutta la vita davanti. Dio, il caso, o la sanità? Cosa regola i fili
delle esistenze?
E’
una presenza invisibile, il senso di colpa. Non si vede, non si sente, non
parla. Se ne sta lì, come un gas inodore. Ma come certi gas agiscono, tolgono
ossigeno. Si è appesantiti, si cammina appesantiti, si pensa appesantiti, e non
si può più rimediare. Non si può riscrivere certe pagine.
“Dottore,
la cercano.” Va, il medico. E’ ancora lunga la notte.
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