sabato 8 ottobre 2016

Un bellissimo viaggio

Lettera di
Marina Zinzani

Carissima,
c’erano delle volte in cui avrei voluto fermarmi a parlare con te, ma tu andavi sempre di fretta, e sembrava bizzarro e fuori luogo parlarti di qualcosa di diverso dal solito. Anche se si vive insieme, a volte è così difficile lasciarsi andare e raccontarsi.
La festa è pronta, i vestiti, gli inviti, il trucco. E’ così importante tutto questo, ora. E’ l’ultimo giorno in cui resti in questa casa, da domani sarai in un’altra città per un bellissimo viaggio, e poi in un altro letto, in altre stanze. 
Ci verrai subito a trovare, parlerai entusiasta, mostrerai foto e souvenir. Ti chiuderai in cucina a parlare con la mamma, verrai da me per gli ultimi conti, per dirmi se ho saldato il ristorante, e tutto quello che c’è attorno. Forse non ti accorgerai che il mio sguardo è cambiato. Nessuno vedrà il vuoto, perché nessuno, in questo vortice colorato, pensa ad un padre, mentre la figlia si sposa.
Avrei tante cose da raccontarti. Di quando eri piccola, dei tanti anni trascorsi insieme. Ma ti racconterò qualcos’altro, qualcosa che mi è successo tanto tempo fa. Eri piccola, e fra me e tua madre c’erano stati dei problemi.



Ero in un’altra città, lontana e così diversa dalla nostra, e tu mi avevi appena telefonato. Avevi litigato con la mamma, eri di cattivo umore e volevi che io ti dessi ragione. L’ho fatto, cercando comunque di non urtare tua madre. C’era una donna nel mio ambulatorio, era una giovane dalla pelle scura, e dai grandi occhi. Le avevo curato una brutta ferita, le proposi di accompagnarla a casa perché non stava bene.
Per la strada ci fermammo ad un ristorante. Era una donna delicata. Un tipo di donna che avevo dimenticato. Quella sera in cui mangiai, risi, bevvi, tutto mi appariva lontano, lieto. Mi sentivo lontano da voi. Ci sono dei momenti in cui ci si sente strani, estranei al mondo che hai costruito. L’indomani non rividi quella donna, non la rividi più. Ero stato felice, per qualche ora, con lei.
Ora, a distanza di tempo, non so perché torna quel ricordo. Forse per dirti che si può essere imperfetti, anche verso chi si ama. Ci si può sentire estranei e lontani, almeno una volta. Potrebbe capitare anche a te, chissà, con l’uomo che ami e che ora è in cima ad ogni cosa. Una storia iniziale, la tua, dove tutto è perfetto, lindo, con contorni chiari.



La vita potrebbe farti uscire da questo candore, dai sogni. La vita fa uscire tutti, dai sogni. E ci si può sentire terribilmente soli, in certi momenti, anche dentro ad una famiglia. Allora dovrai accettare l’imperfezione, quella tua, del tuo compagno, dei tuoi figli. Perché con l’imperfezione si può restare vicini. Con il cercare di capire l’imperfezione.
Non te la darò questa lettera, non avrai né il tempo né la voglia di leggere e capire le mie parole. Eppure voglio dirti solo una delle poche cose che contano: con il tempo, ciò che viviamo appare sfuocato, e rimane solo una mano che si posa su di te, al mattino. Una mano magari piena di rughe, che un giorno forse ti ha puntato un dito addosso, che si è agitata contro di te. Ma rimane quella mano. Il resto è etereo.
Un abbraccio
Papà

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