(ap) A
Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, una furia violenta
travolse ogni cosa: intere famiglie distrutte, i nonni, i genitori, i figli;
centinaia di corpi rimasero senza vita, trucidati, uccisi, straziati.
Anna
era l’ultima nata nel paese ed aveva appena 20 giorni. Evelina quel mattino
aveva le doglie del parto. Genny, prima di morire, scagliò una scarpa per
difendere il suo piccolo.
Il prete del paese, Innocenzo, si offrì inutilmente alla furia impazzita per risparmiare i suoi parrocchiani. La famiglia Tucci ebbe otto fratellini uccisi.
Il prete del paese, Innocenzo, si offrì inutilmente alla furia impazzita per risparmiare i suoi parrocchiani. La famiglia Tucci ebbe otto fratellini uccisi.
Fu
tolta la vita a 560 persone nel paese e nei suoi borghi vicini; tutti erano
indifesi, colti di sorpresa, senza responsabilità e senza colpe.
Poi,
il fuoco sopraggiunse a distruggere i corpi, non la vergogna di quelle azioni
crudeli.
Ai
piedi della collina su cui è stato costruito un monumento alla memoria, un uomo
anziano qualche tempo fa gestiva un piccolo e frugale posto di ristoro per i
viandanti di passaggio, era un superstite di quei giorni. Anche dopo settanta
anni, il pudore impediva a chiunque di porgli delle domande su quegli
avvenimenti.
La
memoria resiste ancora nel tempo. Si respira un’aria intensa e misteriosa. Il
silenzio isola quei luoghi da tutto il resto e li avvolge di sacralità. Tutti
percorrono quelle strade ed il sentiero che porta al monumento con lentezza di
movimenti. La mente è presa da una sensazione di turbamento profondo.
I campi sono rinati. I fiori sono tornati a crescere, a ricordo di quelle vite e della dignità umana così brutalmente oltraggiata.
I campi sono rinati. I fiori sono tornati a crescere, a ricordo di quelle vite e della dignità umana così brutalmente oltraggiata.
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