Genova. I colori e i profumi di una città, del suo cibo, delle sue strade. L'incontro con una "dolcissima nonnina" fa emergere i suoi ricordi, anche dolorosi
Racconto
Racconto
di Valeria
Giovannini
Piove. Piove nei carruggi. Piove sul porto antico di
Genova. Un nugolo di ambulanti si affretta a vendere ombrelli ai passanti. A
chi li ha già, propone un portafortuna. Due podisti corrono sotto la pioggia.
Li invidio. Perché corrono sul porto antico. E perché piove.
Siamo di passaggio a Genova. In coda per l’acquario.
Da tempo lo abbiamo promesso a nostro figlio. Piove. E possiamo trascorrere
qualche ora al coperto. L’acquario è immenso. Milioni di litri d’acqua sono la
casa per innumerevoli pesci di ogni grandezza, colore e specie.
Mio figlio è talmente emozionato che dobbiamo fare un
primo giro dell’acquario velocemente. Troppa foga di voler vedere tutto. Poi
ricominciamo daccapo. Stavolta con più calma. Studiando i movimenti lenti dei
pesci. Divertendoci a guardare le foche. I delfini spingono una palla. Quanti
sono gli abitanti del mare. Dopo un paio d’ore, il giro è concluso.
Quando torniamo all’acquario, mamma? Quest’estate?
Forse, vedremo. Ed è ora di pranzo. Non conosciamo bene Genova. Sul porto
antico troneggia un edificio con gli ascensori esterni e trasparenti che si
affacciano su Genova. In cima campeggia l’insegna di un ristorante. Decidiamo
di andare proprio lì. Continua a piovere. Non abbiamo voglia di vagare sotto la
pioggia. E quell’edificio ci colpisce. Saliamo con l’ascensore trasparente.
Mamma, cosa sono le trofie? Dal tavolo la vista si
spalanca su Genova. Ha smesso di piovere. Un gabbiano svolazza vicino al vetro.
E mio figlio dapprima si spaventa. Poi ride a crepapelle. L’insalata con il
finocchio, i pomodorini e i pinoli tostati sono una poesia. Un incanto di
sapori. Un retrogusto piccante, cosa può essere? Ah, sono i pinoli. La
tostatura li rende così.
Racconto a mio figlio che Genova è famosa per la sua
storia. Per i palazzi, le chiese, i monumenti. Per la valorizzazione del Porto
Antico e l’acquario progettato da Renzo Piano. Per Fabrizio De André. Per le
trofie al pesto. Per la focaccia.
Dopo pranzo, il sapore in bocca dei pinoli tostati.
Incredibile.
L’ascensore ci riporta a terra. Il cielo si è aperto.
La pioggia è cessata e il sole splende sui palazzi variopinti di Genova. Ci
fermiamo al porto. Mio figlio rincorre i piccioni. Una vecchina estrae delle
briciole da un sacchetto e le sparge avanti a sé. Le sue mani sono sottili e
nervose. La pelle trasparente. Mi ricorda la signora Fischer, una dolcissima
nonnina che abitava nella mia stessa strada. Il suo fare gentile. Sorrideva
sempre. Una figura della mia infanzia, scomparsa da un’eternità. E che ritrovo
qui a Genova, così per caso. Per magia.
Ha voglia di parlare un po’. Abbiamo mangiato in
quell’edificio laggiù, le dico. Cerco di raccontarle il sapore dei pinoli
tostati. Ha un lieve sussulto. Mi racconta che, appena sposata, desiderava
tanto un figlio. Ma non arrivava mai. Allora, inventò una ricetta: arricchire
ogni piatto con dei pinoli leggermente tostati sul focolare. In effetti,
nell’antica Grecia erano considerati simbolo di fertilità.
La vecchina, allora giovane donna, usciva sul fare
del giorno. Raggiungeva una pineta poco distante, dove li raccoglieva, china
sul terreno. Tornava a casa e li preparava. E di lì a poco, seppe di aspettare
un bambino. La gioia durò poco. Suo marito partì per la guerra. Il bambino nacque.
Lei teneva la culla in cucina. Così la creatura crebbe al profumo dei pinoli
tostati, che lei continuò a preparare. Li considerava di buon auspicio.
Un giorno, alla porta bussò un uomo stanco e
distrutto. Di età indefinibile. Quando alzò il volto, la donna riconobbe suo
marito. E benedisse di nuovo i pinoli.
Suo figlio, ormai grandino, si stringeva al collo
della mamma. Impaurito da quello sconosciuto. Ora suo figlio è un uomo. E
ricorda quel sentore di pinoli tostati. Il gusto di casa. Vicino al crepitio
della legna nel fuoco. Vive in Scozia con sua moglie. Quando viene a trovare la
madre, lei gli prepara un vaso di vetro con i pinoli. Così in Scozia il profumo
di casa gli fa compagnia.
La vecchina è commossa, nel rispolverare i ricordi. E
mi ringrazia per questo piccolo viaggio nella galleria del tempo. Un incontro
di due anime sconosciute che si sono scambiate un’emozione. Ci saluta e se ne
va con il suo passo incerto.
Mio figlio chiede un gelato. Poco distante, una
gelateria. Davanti a noi, entra una giovane donna che spinge una carrozzina.
Dentro, una bambina, di forse un mese, spalanca i suoi occhioni. La madre
chiede un cono al gusto di pinoli. Non poteva essere altrimenti. Genova è
famosa per storia e cultura. Per Crêuza de mä. Per l’acquario. Per il
pesto.
E dico a mio figlio, ci puoi scommettere che torniamo
presto, a Genova.
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