di Marina Zinzani
(ap) Colle e solventi, vernici e vapori micidiali dietro la
produzione di scarpe di marca in tanti paesi orientali. In condizioni igieniche
e di sicurezza fatiscenti. Lo sfruttamento della manodopera a basso costo trova
il suo lato più scandaloso nel lavoro cui sono costretti tanti bambini, esposti
a tutte le malattie, in giornate anche di 12 ore lavorative, per pochi
centesimi al giorno.
Ci sono poi i bambini accovacciati davanti ai telai di tappeti, ricurvi sotto i carichi di carbone, stipati nelle concerie, esposti ai pesticidi nelle piantagioni. Scene di ogni giorno, che riflettono abusi e violenze dei privati e delle strutture statali, mentre l’opinione pubblica si volta dall’altra parte e rimane abbagliata dalle lussuose vetrine dove sono in mostra i prodotti del dolore e della sofferenza. Ed è disposta comunque a pagare prezzi elevati, e sproporzionati ai costi. Lo sfruttamento del lavoro minorile forzato garantisce il profitto indisturbato di pochissimi. Una delle pagine più oscure e lancinanti della civiltà umana, dopo la schiavitù e l’apartheid.
Ci sono poi i bambini accovacciati davanti ai telai di tappeti, ricurvi sotto i carichi di carbone, stipati nelle concerie, esposti ai pesticidi nelle piantagioni. Scene di ogni giorno, che riflettono abusi e violenze dei privati e delle strutture statali, mentre l’opinione pubblica si volta dall’altra parte e rimane abbagliata dalle lussuose vetrine dove sono in mostra i prodotti del dolore e della sofferenza. Ed è disposta comunque a pagare prezzi elevati, e sproporzionati ai costi. Lo sfruttamento del lavoro minorile forzato garantisce il profitto indisturbato di pochissimi. Una delle pagine più oscure e lancinanti della civiltà umana, dopo la schiavitù e l’apartheid.
Mamma,
me le compri? Non si può di dire di no di fronte alla richiesta di un figlio,
detta in quel modo. Me le compri? Fra poco è il mio compleanno, e anche i miei
amici le hanno, quelle scarpe.
Scarpe,
scarpe, scarpe di una certa marca, chiaramente. La mamma ci pensa, certo
costano, certo non era in previsione di comprarle, ma per i figli si fa tutto,
in primo luogo i sacrifici. Te le comprerò per il tuo compleanno, va bene?
Va
bene, va bene. Il bambino è contento, fra poco anche lui avrà le sue scarpe da
ginnastica, supersoniche, meravigliose. Sarà come i suoi amici, non certo da
meno. Pochi giorni, e sarà uno sfoggio. Bellissime, lì in vetrina.
Da
un’altra parte del mondo un bambino
torna a casa. Le ha appena fatte, le scarpe. Le ha fatte con le sue piccole mani,
e fra poco partiranno e andranno lontano, lontano, in una grande città e in un
negozio alla moda, e un bambino, forse della sua età, se le farà comprare dalla
madre, un paio di scarpe che quasi sicuramente si sommerà a tante altre.
Un
bambino torna a casa, dopo avere fatto le scarpe, con dodici ore di lavoro
sulle spalle. Pochi soldi che porta a casa, per aiutare la famiglia. La sua
infanzia sta passando veloce, come un treno che non si ferma. E’ già vecchio e
stanco, il bambino. La grande fabbrica che prometteva ricchezza gli ha rubato
il suo tempo, la sua piccola vita in cambio di pochissimo denaro, briciole. La
sua fabbrica spende tanto in pubblicità, lo sa. Ma a lui, a quei bambini come
lui che lavorano sotto grandi capannoni senza aria, con l’odore delle colle,
dei veleni, dei solventi, a lui restano solo spiccioli. Per comprare del latte,
qualche frutto.
Mamma, allora? Oggi
andiamo a comprarle, le scarpe?
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