In memoria della Shoah, sono "giusti tra le nazioni" quanti nella follia dello sterminio hanno saputo essere fedeli al valore della dignità umana
(ap) Un altro nome italiano compare, dal novembre 2012, sul “Muro dell’onore”, che a Gerusalemme ricorda quanti hanno compiuto gesti di coraggio e di solidarietà a favore del popolo ebreo di fronte alla persecuzione nazista. E’ quello di Elia Angelo Dalla Costa (1872-1961), che fu arcivescovo di Firenze durante la seconda guerra mondiale. Lo Yad Vashem - l’istituto storico che tiene viva la memoria della Shoah – gli ha assegnato ufficialmente, alla memoria, il titolo di “Giusto tra le nazioni”, con cui il mondo ebraico esprime la sua gratitudine a chi mise a repentaglio la propria vita per salvare quella degli ebrei perseguitati sotto il nazifascismo.
Quest’uomo guidò
la città in uno dei periodi più bui del ‘900, aprendo le chiese, i conventi,
gli istituti religiosi per nascondere quanti più ebrei possibili dalla furia
nazista. Tra le tante testimonianze acquisite, una anziana donna, Lya Quitt, ha
raccontato come, fuggita dalla Francia in Italia nel settembre 1943, trovò
rifugio insperato proprio nell’arcivescovado, prima che Dalla Costa l’avviasse al
sicuro verso uno dei conventi che aveva fatto aprire agli ebrei in fuga.
Il nome di
Dalla Costa si aggiunge a quello di altre 24.000 persone, molti gli italiani, ricordate
su quel muro come “giusti tra le nazioni”. Appartenevano ad ogni ceto sociale,
erano religiosi od atei, spesso il loro nome è rimasto sconosciuto ai più. Politici,
impiegati, operai, tutti hanno lasciato una traccia indelebile nella memoria
non solo del mondo ebreo ma dell’intera umanità. Autori di imprese
rocambolesche o solo di piccoli gesti, sempre mettendo a rischio la propria
vita.
Così, Giorgio
Perlasca, commerciante, si finse console spagnolo, e salvò 5.000 ebrei
ungheresi dalla deportazione e dall’olocausto. Carlo Angela, medico
antifascista, curò di nascosto molti ebrei. Lorenzo Perrone, muratore italiano
ad Auschwitz, fornì parte del suo già scarso cibo e dei suoi indumenti agli
ebrei deportati, tra cui Primo Levi.
In un passo
del libro Se questo è un uomo, l’autore
scriveva dell’umile operaio italiano: «Lorenzo era un uomo; la sua umanità era pura e incontaminata, egli
era al di fuori di questo mondo di negazione. Grazie a Lorenzo mi è accaduto di
non dimenticare di essere io stesso un uomo ».
Ai “Giusti tra
le nazioni” è dedicata la piantumazione di un albero, che nella tradizione
ebraica indica il desiderio di ricordare una persona cara, e i loro nomi
vengono scritti sul “Muro d’onore” appositamente costruito.
Nonostante
tutte le difficoltà, sempre nuove testimonianze vengono raccolte a ricordo di
vicende umane esemplari. In esse, trova conforto la storia dell’umanità come
esempio di coraggio, di dignità e di amore per il prossimo, e anche di
ribellione alla brutalità insensata. Nel difficile cammino dell’uomo, è di
consolazione constatare che ora il Monte della Rimembranza è completamente
ricoperto di alberi.
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