La sottile trama della sapienza nella vita di tutti i giorni
di Paolo Brondi
di Paolo Brondi
C’è
una sapienza che esce per le strade, parla dalle vie, dai crocicchi, dalle porte
agli ingressi della città, dalle soglie degli usci; ci orienta e ci spinge ad
interpretare i segni muti, sedimentati negli oggetti, nascosti nelle pieghe del
tempo passato, celati nei capitelli, nei rosoni, nelle bifore, nelle nostre
piccole o grandi rughe, dando loro voce e storia e affettività.
Ma
oggi sembra prendere sempre più campo la sapienza pessimistica che, mentre
coglie le smagliature dell’esserci, non permette di valorizzare la quotidianità
facendoci scivolare nella cristallizzazione dei rapporti con le cose, con le
persone, o nell’abitudine che infine non ci fa più “vedere” cose e persone.
E’
il dominio del rumore e della chiacchiera che muta la “visione del mondo”: non
lo rende il “migliore dei mondi possibili ” ed accresce il quoziente di noia e
tristezza verso il presente, come già inteso da Pascal “il presente,
d’ordinario, ci ferisce. Lo nascondiamo alla nostra vista perché ci affligge;
e, se ci diletta, ci duole di vederlo fuggire. Il presente non è mai il nostro
fine; il passato e il presente sono i nostri mezzi; solo l’avvenire è il nostro
fine. Così, non viviamo mai, ma speriamo di vivere e, preparandoci sempre ad
esser felici, è inevitabile che non siamo mai tali.” (B. Pascal, Pensieri,
Einaudi, Torino, 1967).
Da qui l’urgenza di riprendere a salire i gradini del vivere e le scelte del pensiero e dell’azione con la consapevolezza che “l’uomo è costantemente fuori di se stesso; solo proiettandosi e perdendosi fuori di sé egli fa esistere l’uomo e solo perseguendo fini trascendenti egli può esistere” (J.P. Sartre, L’esistenzialismo è un umanismo, Milano, Mursia, 1963).
Da qui l’urgenza di riprendere a salire i gradini del vivere e le scelte del pensiero e dell’azione con la consapevolezza che “l’uomo è costantemente fuori di se stesso; solo proiettandosi e perdendosi fuori di sé egli fa esistere l’uomo e solo perseguendo fini trascendenti egli può esistere” (J.P. Sartre, L’esistenzialismo è un umanismo, Milano, Mursia, 1963).
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