Visualizzazione post con etichetta costituzione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta costituzione. Mostra tutti i post

mercoledì 9 settembre 2020

Referendum, le illusioni dell’antipolitica

Il “taglio” dei parlamentari censura il ceto politico incompetente, non migliora la funzione legislativa. Il problema è la qualità non la quantità. Le scorciatoie dell’antipolitica sono illusorie

(Angelo Perrone) Esiste il numero perfetto? E’ forse questo il quesito alla base della riforma costituzionale sul “taglio” dei parlamentari, oggetto del prossimo referendum confermativo del 20-21 settembre prossimo? Si discute se sia meglio il vecchio (630 rappresentanti alla Camera e 315 al Senato), o il nuovo (400+200), sottoposto al vaglio popolare prima della sua entrata in vigore.

domenica 19 luglio 2020

Riforma della giustizia: da dove cominciare?

L’influenza della politica sulla giustizia si accompagna alla degenerazione clientelare, come dimostrato dal «caso Palamara». Le riforme necessarie per contrastare la crisi di credibilità


(Angelo Perrone) Alla fine, come spesso accade dopo vicende clamorose, arriva perentorio il monito del presidente della Repubblica. «I nostri cittadini devono poter contare sulla certezza del diritto e sulla prevedibilità della sua applicazione rispetto ai loro comportamenti». Sono le parole pronunciate da Sergio Mattarella il 18 giugno scorso, a margine del «caso Palamara» che ha scosso come poco altro l’edificio della giustizia in Italia.

martedì 2 giugno 2020

Il 2 giugno, nell'emergenza Covid-19

Il 2 giugno ha il significato di un progetto unitario di società. Contro la crisi da Covid-19, è importante ritrovare quello spirito nel solco della Costituzione repubblicana


(Angelo Perrone) Il Covid-19, quest’anno, ha stravolto anche la festa del 2 giugno. Niente celebrazioni pubbliche per la nascita della Repubblica e l’elezione dell’assemblea costituente, dopo il ventennio fascista. Soltanto il volo simbolico delle Frecce tricolori sulla Capitale a ricordare l’evento, al termine di un tour iniziato il 25 maggio nei cieli delle principali città italiane.

sabato 25 aprile 2020

La memoria perduta

Nel giorno della Liberazione, un tributo alla memoria. Nella tragedia degli anziani deceduti per il Covid-19, il pericolo di smarrire ricordi ed esperienze

di Marina Zinzani

Il 25 aprile non è solo la giornata della Liberazione, ma si può pensare che sia anche un giorno della memoria.

lunedì 29 aprile 2019

La macchina senza carburante

Quando parliamo male della politica, dimentichiamo che proprio l’indifferenza verso la cosa pubblica è il male peggiore

di Catia Bianchi
(Commento a 25 aprile 1945: cosa rimane oggi?, PL, 24/4/19)

La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l´impegno, lo spirito, la volontà di mantenere le promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l´indifferenza alla politica. È un po´ una malattia dei giovani l’apatia verso la cosa pubblica.

mercoledì 24 aprile 2019

25 aprile 1945: cosa rimane oggi?

La data della liberazione dal fascismo è oggetto di memoria, ma anche di deprecabili contestazioni: ricordare quella pagina storica può aiutare a guardare il futuro con un slancio diverso, e a condividere valori di solidarietà

(ap *) Cosa rimane oggi del 25 aprile 1945, data del “cessate il fuoco”, proclamata poi “Festa della Liberazione”, simbolo conclusivo della resistenza al nazismo e al fascismo? Tra memorie e polemiche, il paese sembra aver bisogno di ribadire con le sue voci più solenni, dal presidente Mattarella a Liliana Segre, scampata ad Auschwitz, l’importanza irrinunciabile del ricordo di quell’evento fondativo della nazione di fronte ai tanti episodi di contestazione, o semplice oblio. Quasi di ritrovare in sé stesso le ragioni di un momento storico, di convincersi dentro di sé, prima ancora di affermarlo in pubblico, che si trattò di un passaggio essenziale della storia comune.

martedì 2 gennaio 2018

Il futuro non è così breve

L’interruzione del dibattito sulle riforme istituzionali: non riusciamo a guardare oltre, mentre avremmo un grande bisogno di prospettive di lungo periodo

di Paolo Brondi
(Commento a La Costituzione italiana compie 70 anni, PL, 31/12/17)

“Se i tuoi pensieri sono pensieri di un anno, pianta del grano; se sono di dieci anni, pianta un albero; se sono di cento anni, educa un popolo”, recita un antico detto cinese (Kuang-Tsen, III secolo a. C.). A sostanziare quell'antico messaggio è un sentimento e un valore perenne: la fiducia nel futuro!

domenica 31 dicembre 2017

La Costituzione compie 70 anni

E’ una bella signora, con qualche ruga ma ancora in gamba. Ha sorretto il Paese nella ricostruzione del dopoguerra, nella conquista di diritti civili, nella lotta al terrorismo e alla mafia. Ora la sfida più importante, il profondo rinnovamento delle istituzioni e delle strutture sociali. Il richiamo ai valori fondanti della Carta è oggi essenziale per realizzare quest’obiettivo

di Angelo Perrone

Risale alla notte dei tempi l’idea di una legge scritta. Incisa faticosamente nella dura pietra. Vergata da mani sapienti su preziose pergamene. Battuta a macchina sulla comune carta. Digitata sulla tastiera del computer ed infine affidata a supporti magnetici di silicio, nuovo spazio privilegiato della conservazione della parola scritta.

domenica 1 gennaio 2017

In cerca di priorità

di Cristina Podestà
(A proposito di L’albero, la foresta e l’eterno rischio dell’Aventino, PL, 26/12/16)

Riflessioni piene di grande saggezza e verità. Dico con sincerità che non ho colto questa impellente necessità di rivedere la nostra Costituzione. I “padri costituenti” furono certamente persone di un'epoca lontana. Tuttavia nessun contemporaneo è così valido né onesto e leale, come furono coloro che stesero quelle preziose parole perché noi potessimo avere qualcosa di meglio rispetto al fascismo. Onestamente vedo ben altre priorità, non ultime delle riforme che abbiano molta importanza sociale, come quelle che diano maggiore dignità alla categoria dei docenti e scuole decorose per i nostri ragazzi.

lunedì 26 dicembre 2016

L’albero, la foresta e l’eterno rischio dell’Aventino

di Paolo Brondi

La carenza dell’immaginazione a comprendere le opposizioni come potenza o molla del fare, dinamico e creativo. Nella scorsa estate, fino all’autunno inoltrato, abbiamo assistito a un’aspra battaglia, ingaggiata, a fini di egemonia del sì o del no, un gioco a scacchi, con rinnovate mosse simili. Due opposte vitalità dello spirito umano. Da una parte, la predilezione a vedere l’albero, dall’altra la foresta.

domenica 4 dicembre 2016

Forza delle idee

di Marina Zinzani
(Commento a “Leggendo Piero Calamandrei”, PL, 3/12/16)

Alberi piegati
alberi offesi
alberi caduti
alberi e uomini
abbattuti dal vento.
Ma l’albero forte non muore
rimane qualcosa sulla terra nuda
la forza delle idee
dell’eroe silenzioso
mano calda sulla spalla, ora
in fredde giornate d’inverno.

sabato 3 dicembre 2016

Liberi ed eguali


(ap) Risale alla notte dei tempi l’idea di una legge scritta. Incisa faticosamente nella dura pietra. Vergata da mani sapienti su preziose pergamene. Battuta a macchina sulla comune carta. Digitata sulla tastiera del computer ed infine affidata a supporti magnetici di silicio, nuovo spazio privilegiato della conservazione della parola scritta.

mercoledì 30 novembre 2016

Restituzione, il modo di parlare dei diritti

di Marina Zinzani
(Commento a “Liberi ed eguali”, PL, 29.11.16)

Restituzione. Significato della parola restituzione. Si usa per definire qualcosa che deve essere ridato, perché ricevuto, prestato, o preso. Soffermandoci su quest’ultima parola, preso, prendere, e sull’altra, restituire, e inserendone una terza, diritti, si potrebbe scrivere la maggior parte della storia dell’umanità: la restituzione di diritti presi.

domenica 6 novembre 2016

Caro maestro, le chiedo molto

di Abraham Lincoln
(Commento di Angelo Perrone)

(ap) Non c'è solo la politica lontana dalla gente, né solo la sua mistificazione ad opera di manipolatori. Sarebbe di per sé nobile ed utile arte, la politica; quando fosse davvero a servizio dei cittadini. In America, si avvicina un giorno decisivo, da cui dipendono le sorti di quel paese, ma anche, in grande misura, quelle del mondo intero. La fiducia nella capacità di un’antica democrazia di selezionare le migliori soluzioni possibili traballa vistosamente e sembra trovare un’angosciante smentita nella contesa che porterà all’elezione del nuovo presidente.

sabato 30 agosto 2014

Quale Costituzione?



Il Fatto quotidiano ha lanciato l’appello “Contro i ladri di democrazia e il Parlamento dei nominati, per riforme che facciano contare i cittadini”. La risposta è stata travolgente: 250mila firme in poco più di un mese, prestigiose adesioni di giuristi, intellettuali, artisti ed esponenti della società civile.

sabato 12 ottobre 2013

Manifestare per la Costituzione


Una manifestazione per ribadire l’applicazione dei principi stabiliti dalla nostra Costituzione, da troppo tempo disattesi. 

mercoledì 4 settembre 2013

500 mila firme in difesa della Costituzione



di Antonio Padellaro, Direttore de "Il Fatto Quotidiano" 


Abbiamo bisogno di almeno 500mila firme entro settembre. 
Una valanga da scaricare sul Parlamento italiano a settembre quando la tagliola per modificare l'articolo 138 della Costituzione e quindi la Costituzione stessa (che sarebbe esposta ai colpi di mano di qualunque maggioranza) potrebbe scattare con il consenso di senatori e deputati nominati dalle segreterie di partito.


martedì 6 agosto 2013

La riforma silenziosa della Costituzione


(ap) La discussione  pubblica sul tema del cambiamento della Costituzione, sempre più frequente e diffusa,  si è spostata drasticamente dall’esame di alcuni aspetti particolari che attengono all’assetto istituzionale dello Stato e al suo funzionamento (dal doppio passaggio delle leggi nelle due Camere alla natura di ciascuna di esse, al ruolo del premier) alle proposte di questi ultimi tempi,  assai più radicali, che riguardano le modalità stesse di riforma della carta costituzionale, ovvero il meccanismo attraverso il quale possa giungersi a introdurre delle modifiche.

domenica 2 giugno 2013

Non è cosa vostra: manifesto per la Costituzione






Non è cosa vostra

Manifesto di Libertà e Giustizia per la Costituzione
a firma di Gustavo Zagrebelsky

Da anni, ormai, sotto la maschera della ricerca di efficienza si tenta di cambiare il senso della Costituzione: da strumento di democrazia a garanzia di oligarchie. Non dobbiamo perdere di vista questo, che è il punto essenziale. Non è in gioco solo una forma di governo che, per motivi tecnici, può piacere più di un’altra. 

domenica 25 novembre 2012

Per una stagione costituzionale

Il 24 novembre 2012 ad Assago (MI), manifestazione di Libertà e Giustizia, con l’intervento di Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, che illustra i temi del manifesto che vede nella Costituzione lo strumento fondamentale per ritrovare l’entusiasmo politico e uscire dalla crisi. Interventi di Umberto Eco, Roberto Saviano, Salvatore Settis, Paul Ginsborg, Maurizio Landini, Nando dalla Chiesa, Gad Lerner, Robero Natale, Simona Peverelli, Moni Ovaia, Serena Dandini, Lella Costa, Sandra Bonsanti.

PER UNA STAGIONE COSTITUZIONALE

Manifesto di Libertà e Giustizia
Redatto da Gustavo Zagrebelsky


“Libertà e Giustizia” non è un partito politico, ma un’associazione di cultura politica, ispirata ai due principi indicati nella sua stessa denominazione. Il suo metodo è la ragione applicata ai fatti. Allontaniamoci, allora, un poco dai particolari della cronaca politica quotidiana e cerchiamo di intravedere l’insieme dei fatti per ricavarne linee di pensiero e d’azione. Sempre che non sia un esercizio inutile.
IDEE-FATTI
Nella vita politica, le idee, le percezioni, le illusioni e le indignazioni che contano non sono necessariamente quelle veritiere. Sono quelle che permeano le coscienze, fanno senso comune e muovono i comportamenti dei grandi numeri, vere o false che siano. In ogni caso, sono semplificazioni e, proprio per questo, sono efficaci. Poiché sono efficaci, esse sono, per l’appunto, “fatti”, non effimere impressioni che passano da sé.
La prima idea-fatto – inutile dirlo – si esprime con la parola “casta”: giri intrecciati di potere politico, burocratico, economico e finanziario che si auto-alimentano per nepotismo e cooptazione, in base a patti di protezione e fedeltà; potere per il potere, inamovibile, spesso occulto e illegale; disuguaglianze crescenti tra chi sta dentro e chi fuori, chi sopra e chi sotto; privilegi e stili di vita incomparabili; ricchezza crescente per pochi e povertà dilagante tra i molti. Una grande divisione sociale, per la quale, un tempo, fu coniata l’espressione “razza padrona”. 


La lotta di classe pare diventare, o già essere diventata lotta di casta, e a parti invertite: non degli sfruttati contro gli sfruttatori, ma degli sfruttatori contro gli sfruttati. Forse, ancora non si percepisce la dimensione globale di questa immensa ingiustizia, rispetto alla quale gli abusi, le corruttele, i furti di casa nostra, per quanto insopportabili, sono quisquilie. Quando si percepirà, cioè si farà strada l’idea, la reazione sarà la restaurazione delle piccole patrie, delle piccole comunità, come rifugi al tempo stesso protettivi e aggressivi: una vecchia storia.
b. La seconda idea-fatto è l’identificazione del potere che s’è detto con le Istituzioni. La politica moderna si basa sulla distinzione tra le istituzioni e coloro che le impersonano e le servono. L’idea odierna è il rovesciamento: coloro che stanno nelle istituzioni se ne servono. In tal modo, ogni degenerazione dei primi viene percepita come vizio delle seconde. Una volta, la corruzione di uno, era vista come corruzione di quello, poi del suo partito, poi dei partiti tutti quanti, poi della politica come tale, infine delle istituzioni tutte quante. I corrotti, gli insipienti, i dilettanti, gli arroganti, ecc. che operano nelle istituzioni non sono solo cattivi soggetti per se stessi, ma lo sono anche di più per le istituzioni democratiche. Nessuna azione antidemocratica è più efficace della corruzione e della propaganda che si basa su di essa. Anche questa è una vecchia storia.
c. La terza idea-fatto è che tutto s’equivale e che “sono tutti uguali”. Di conseguenza, non c’è nulla di possibile e nessuno di cui ci si possa fidare. Tanto vale, allora, starsene a guardare, sperando nella palingenesi, cioè nel crollo della politica e delle sue istituzioni e nell’apparizione di qualcuno che faccia piazza pulita. Che questa prospettiva esista e possa diventare persino maggioritaria è il crimine maggiore che dobbiamo imputare alla generazione che è la nostra. Di nuovo, ci appaiono i fantasmi d’una vecchia storia che si deve sapere dove porta.


LE RISPOSTE VUOTE
Queste generalizzazioni sono sbagliate. Sono anzi trappole pericolose. Ma sono fatti. Come le vediamo contrastare? Con vuote banalità e con azioni controproducenti. La prima banalità è l’accusa di antipolitica, che evita di fare i conti con le ragioni che allontanano dalla politica e si presta, contro chi la pronuncia, a essere ritorta con la stessa, se non con maggiore forza. Chi è, infatti, il vero antipolitico? La domanda è a risposta aperta. Non serve a nulla l’anatema. Serve solo la buona politica. Non bastano le parole, quelle parole che si possono pronunciare a basso costo; parole banali anch’esse, che non vogliono dire nulla perché non si potrebbe che essere d’accordo. Nella politica, che è il luogo delle scelte e delle responsabilità, dovrebbe valere la regola: tutte le parole che dicono ciò che non può che essere così, sono vietate. Non vogliono dire nulla riforme, moralità, rinnovamento, innovazione, merito, coesione, condivisione, giovani, generazioni future, ecc.: vuota retorica del nostro tempo che tanto più si gonfia di “valori”, tanto più è povera di contenuti. Chi mai direbbe d’essere contro queste belle cose?

COME USCIRNE
1) ATTI DI CONTRIZIONE E SEGNI DI DISCONTINUITA’
Alle vuote parole che non costano niente, corrispondono azioni e omissioni nefaste, anzi suicide. Si scoprono ora (!) ruberie, inimmaginabili nel mondo normale, e s’invoca subito una legge sui partiti e sul controllo dei flussi di denaro che arrivano loro: una legge che non si farà. Si scopre ora (!) che la corruzione dilaga e si fa una legge-manifesto che, anche a dire di quelli che, all’inizio, l’hanno appoggiata, servirà poco o nulla. Ci si accorge ora (!) che gli organi elettivi sono pieni di gente impresentabile e si prepara una legge sulle candidature. Leggi, sempre leggi, destinate a non farsi o, se fatte, a essere svuotate.
Ma nessuno obbliga a rubare, a corrompere e farsi corrompere, promuovere candidati senza qualità o con ben note “qualità”. I cattivi costumi si combattono con buoni costumi. Le leggi servono a colpire le devianze, ma nulla possono quando la devianza s’è fatta normalità. Prima di cambiare le leggi, occorre cambiare se stessi e, per cambiare se stessi, non occorre alcuna legge. Per chiedere rinnovata fiducia, occorrono atti di contrizione, segni concreti di discontinuità, non “segnali”, come si dice per dissimulare l’inganno.


Non è un segno, ma un segnale, per di più autolesionistico, la legge elettorale che è in gestazione. Mai più al voto con la legge attuale, s’era detto. Impedito il referendum da un’improvvida sentenza della Corte costituzionale, il problema della riforma è passato al Parlamento, cioè a chi ha da sperare vantaggi o temere svantaggi. Ci voleva poco a capire che, in prossimità delle elezioni, sondaggi alla mano, tutto sarebbe dipeso da calcoli interessati e poco o nulla da buone ragioni di giustizia elettorale. Non c’è bisogno di apprenderlo dal “Codice di buona condotta in materia elettorale” (§§ 65 e 66), che contiene il “minimo etico” segnalato agli Stati dal Consiglio d’Europa nel 2002.
Lo comprendiamo da soli. Comprendiamo che la nuova legge elettorale, se ci sarà, dipenderà dagli interessi dei partiti, non degli elettori che vi troveranno ulteriori ragioni di distacco o di rabbia. La riforma, che avrebbe dovuto servire a riavvicinare eletti ed elettori, allargherà la distanza. Si persevera, invece, tentando di ritagliarsi comunque un posto o un posticino che conti qualcosa, in una barca che rischia di andare a fondo con quelli che ci sono dentro. Si pensa che non ce ne si accorga? e che ciò non porti altra acqua a chi vuol affondarla? Che insipienza!


2) UNA STAGIONE COSTITUZIONALE PER VIVERE IN LIBERTA’ E GIUSTIZIA
Dove appoggiarsi per uscire dal pantano, per suscitare coraggio, energie, entusiasmo, in un momento di depressione politica come quello che viviamo? Dove trovare l’ideale d’una società giusta, che meriti che si mettano da parte gli egoismi e i privilegi particolari, che ci renda possibile intravedere una società in cui noi, i nostri figli e i figli dei nostri figli, si possa vivere in libertà e in giustizia? È sorprendente che non si pensi che questo ideale, questo punto d’appoggio c’è, ed è la Costituzione. Ed è sorprendente che si sia chiuso in una parentesi quel referendum del giugno 2006 in cui quasi sedici milioni di cittadini si sono espressi a sostegno dei suoi principi.


Altrettanto sorprendente è che non si dia significato – forse perché non se ne ha nemmeno sentore – all’entusiasmo che accoglie, tra i giovani soprattutto, ogni discorso sulla Costituzione, sul suo significato storico e sul valore politico e civile attuale. Non c’è qui una grande forza che attende d’essere interpellata per cambiare la società? Non è paradossale che ci si volga indietro per guardare avanti. Le difficoltà in cui ci troviamo non derivano dalla Costituzione, ma dall’ignoranza, dal maltrattamento, dall’abuso, talora dalla violazione che di essa si sono fatti.


Eppure lì si trova almeno la traccia della risposta ai nostri maggiori problemi. Il lavoro come diritto a fondamento della vita sociale, e non la rendita finanziaria e speculativa; i diritti civili e non le ipoteche confessionali e ideologiche sulle scelte ultime della vita; l’uguaglianza di fronte alla legge e non i privilegi per proteggere i deboli e combattere le mafie d’ogni natura; l’impegno a promuovere politiche di equità sociale e fiscale e non l’autorizzazione a gravare sui più deboli per risolvere i problemi dei più forti; la garanzia dei servizi sociali e non la volontà di ridurli o sopprimerli; la salute come diritto e non come privilegio; l’istruzione attraverso la scuola pubblica aperta a tutti e non i favoritismi alla scuola privata; la cultura, i beni culturali, la natura come patrimonio a disposizione di tutti, sottratti agli interessi politici e alla speculazione privata; la libera informazione, come diritto dei cittadini e diritto-dovere dei giornalisti; ancora: la politica come autonomo discorso sui fini e non come affare separato di professionisti o tecnici esecutivi; la partecipazione all’Europa come via che porti alla pace e alla giustizia tra le nazioni, a più libertà e più democrazia, non più burocrazia e meno libertà. In generale, nella Costituzione troviamo la politica, il bene pubblico che più, oggi, scarseggia.


Invece, ancora una volta, come da trent’anni e più a questa parte, si ripete la stanca litania della prossima stagione come “stagione costituente”. Costituente di che cosa? Volete dire, di grazia, che cosa volete costituire? E credete con questa formula di ottenere consensi, tra cui i nostri consensi? Non viene in mente a nessuno che il nostro Paese avrebbe bisogno, piuttosto, di una “stagione costituzionale” e che chi facesse sua questa parola d’ordine compirebbe un atto che metterebbe in moto fatti, a loro volta produttivi d’idee, anzi d’ideali?