Quando parliamo male della politica, dimentichiamo che proprio l’indifferenza verso la cosa pubblica è il
male peggiore
di Catia
Bianchi
La Costituzione non è una macchina che una volta
messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio
cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il
combustibile; bisogna metterci dentro l´impegno, lo spirito, la volontà di
mantenere le promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese
che si fanno alla Costituzione è l´indifferenza alla politica. È un po´ una
malattia dei giovani l’apatia verso la cosa pubblica.
“La politica è una brutta cosa, che me n'importa
della politica?”. Quando sento fare questo discorso, avvertiva Piero
Calamandrei nel suo “discorso sulla Costituzione” (Milano 1955), mi viene
sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcuno conoscerà.
Due emigranti, contadini, attraversano l'oceano su un
piroscafo traballante. Uno di questi dormiva nella stiva e l'altro stava sul
ponte e si accorgeva che c'era una gran burrasca con delle onde altissime,
facendo oscillare il piroscafo.
E allora
il contadino impaurito domanda ad un marinaio: "Ma siamo in
pericolo?" E questo dice: "Se continua questo mare tra mezz'ora il
bastimento affonda". Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno.
Dice: "Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare il bastimento
affonda". Quello dice: "Che me ne importa? Unn'è mica mio!".
Questo è l'indifferentismo alla politica, concludeva Calamandrei.
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