La data della
liberazione dal fascismo è oggetto di memoria, ma anche di deprecabili
contestazioni:
ricordare quella pagina storica può aiutare a guardare il futuro con
un slancio diverso, e a condividere valori di solidarietà
(ap *) Cosa rimane oggi del 25 aprile 1945, data del “cessate il fuoco”, proclamata poi “Festa della Liberazione”, simbolo conclusivo della resistenza al nazismo e al fascismo? Tra memorie e polemiche, il paese sembra aver bisogno di ribadire con le sue voci più solenni, dal presidente Mattarella a Liliana Segre, scampata ad Auschwitz, l’importanza irrinunciabile del ricordo di quell’evento fondativo della nazione di fronte ai tanti episodi di contestazione, o semplice oblio. Quasi di ritrovare in sé stesso le ragioni di un momento storico, di convincersi dentro di sé, prima ancora di affermarlo in pubblico, che si trattò di un passaggio essenziale della storia comune.
Esaltazione di
simboli fascisti, espressioni antiebraiche, profanazione di mausolei della
memoria (a fuoco statue di partigiani) o, per contrario, esaltazione di
immagini naziste, mascherate da rievocazioni storiche, sembrano mettere in
discussione tutto. Negazionismo della shoah da un lato, e sottovalutazione dei
rigurgiti fascisti dall’altro. Assistiamo ad una sorta di recrudescenza del
male, un tempo forse non immaginabile.
C’è un mutamento
radicale dell’umore civile della nazione? Di certo sembra che trovi sempre più
spazio la violenza dei gesti e delle parole, che aumentino le degenerazioni dei
comportamenti politici, che si assista alla stessa rottura dell’unità morale di
un popolo. Le nuove sfide, dai fenomeni migratori ai problemi della sicurezza,
dalla crisi economica alla credibilità delle classi dirigenti, non bastano a
spiegare questo declino.
Persino nel
mondo politico c’è l’imbarazzante assenza, anche per queste ricorrenze, di
alcuni dei suoi esponenti più in vista, a cominciare dal vicepremier Matteo Salvini che non
parteciperà alle solenni celebrazioni di Roma per andare a inaugurare un
commissariato a Corleone. Una posizione di distanza, di silenzio, quella dei
ministri della Lega, ostentata e rimarcata: un pronunciare parole differenti da
quelle che si attenderebbero, un voler essere sempre in un altro luogo rispetto
a dove sarebbe necessario, perché l’obbligo morale ne imporrebbe la presenza per
ricordare quella lotta di libertà. E’ il segnale più evidente della torsione
cui è sottoposta la verità della nostra storia e della deriva culturale che –
anche nel racconto delle proprie radici – investe il paese. Dobbiamo tornare a
spiegare il fascismo e gli eventi più tragici del Novecento non solo ai giovani
ma a tutti?
Questa
ricorrenza invece continua a raccontare la storia di un popolo in un momento
particolare della sua vita: tragico e sanguinoso, anche pieno di ombre, ma insieme
esaltante. Ma anche a descrivere un’esperienza collettiva di ricerca di valori
morali, prima che politici, che potessero dirsi comuni, posti a fondamento
della rinascita e della ricostruzione del Paese.
Dall’impegno nella
Resistenza, con la partecipazione di diversi ed anche opposti gruppi politici, comunisti,
cattolici, liberali, nacque l’ispirazione dell’assemblea che nel 1946 elaborò
la Costituzione della Repubblica. E da quello sforzo ideale derivò la
ricostruzione materiale dopo la guerra, e il tentativo, almeno, di ricomporre
un tessuto sociale più solidale.
Però, al
fondo, la resistenza fu anche e soprattutto storia di uomini e di donne, delle idealità,
paure ed emozioni; degli affetti, messi alla prova da eventi laceranti e talora
persino smarriti; delle speranze di rinnovamento, coltivate negli anni della
lotta.
Non un
armamentario vetusto e polveroso, da esaltare ipocritamente ogni anno, per poi
riporre tutto nel cassetto delle buone intenzioni. Nemmeno una semplice utopia
inservibile rispetto alle difficoltà di oggi, anche se proprio le utopie
contengono un nocciolo di irriducibile verità e il progresso è realizzazione di
visioni che sembrarono utopiche.
Piuttosto una
testimonianza che sa rivestirci di un abito nuovo e può suggerirci una diversa
ripartenza: far scorrere il nastro all’indietro per un momento, attardarci a
guardarlo, dedicarvi del tempo è talvolta una forma possibile, e preziosa, per
ridare slancio al nostro futuro.
*Leggi La Voce di New York:
25 Aprile per ricordare la nostra storia, ma anche ripartenza per i valori del futuro
L'atteggiamento di Salvini e dei leghisti obbliga a rispiegare il fascismo e gli eventi più tragici del Novecento non solo ai giovani ma a tutti
*Leggi La Voce di New York:
25 Aprile per ricordare la nostra storia, ma anche ripartenza per i valori del futuro
L'atteggiamento di Salvini e dei leghisti obbliga a rispiegare il fascismo e gli eventi più tragici del Novecento non solo ai giovani ma a tutti
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