Poesia di
Vespina Fortuna
Vespina Fortuna
(ap) Può
diventare una “bomba d’acqua” che provoca morte e distruzione, la pioggia. Come
nei giorni scorsi in Sardegna, dove l’uomo non ha avuto cura di sé, né rispetto
per gli altri. Eppure se, in tutti, non fosse andata smarrita la percezione
della terra come bene comune da salvaguardare senza violarne le regole naturali
e giuridiche, forse potremmo tornare a vedere la pioggia nelle piccole
meravigliose gocce che la compongono. Non terrificante minaccia per la vita e
le case, o irrisolto argomento di polemica politica. Ma spunto di un semplice
verso, per una poesia ispirata alla tenerezza e alla struggente malinconia.
Piccola
goccia di pioggia
che scendi
sul viso del vetro
uguale
alle altre
sorelle
gemelle
zigzagando
incerta e
solitaria
timida
come una lacrima
fredda
come la morte
trasparente
come i ricordi
lucida
come i miei occhi.
Ti affacci
e mi guardi
mi scopri
a cercarti
fra mille
tu sola
mi fissi
vezzosa
poi scorri
e sparisci
nel nulla
del vento.
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