Salvatore Quasimodo |
Cultura italiana del ‘900. Fa discutere, nella scelta delle figure più
rappresentative, la mancanza di voci come Grazia Deledda, Salvatore
Quasimodo, Leonardo Sciascia: una perdita per tutti
di Mariagrazia Passamano *
“Oh, il Sud è stanco di trascinare morti/ in riva alle paludi di malaria,
/è stanco di solitudine, stanco di catene”. Questi alcuni versi della
struggente poesia “Lamento per il sud” di Salvatore Quasimodo, uno dei padri
dell’ermetismo e vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1959. Eppure
l’opera di Quasimodo, al pari di altri
autori meridionali, non compare nell’olimpo della “letteratura vera”,
nel pantheon delle figure di rilievo selezionate dal Ministero della Pubblica
istruzione per i programmi scolastici (per i Licei).
Ebbene sì, lo scrittore siciliano appartiene anch’egli all’esercito degli
scartati, degli esclusi, dei senza gloria, di coloro che sono confinati nel
“ghetto” a sud di Roma, come rappresentanti di un’espressività meramente
regionale. I clandestini della letteratura italiana, gli invisibili, i
cancellati.
Nel 2010 infatti, nel silenzio generale, una
commissione di “esperti” nominata dall’allora Ministro dell’Istruzione
Mariastella Gelmini stilò il documento recante
“Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento
concernenti le attività e gli insegnamenti compresi nei piani degli studi previsti
per i percorsi liceali”. Orbene, le anzidette “indicazioni nazionali” elencano
17 autori, ritenuti “non eludibili” e “decisivi”, ma tra questi non compare
nessun meridionale – eccetto Verga e Pirandello – ed una sola donna, Elsa
Morante.
Ad accorgersi per primi del misfatto furono due
intellettuali irpini – del Centro di documentazione sulla poesia del sud –
Paolo Saggese e Peppino Iuliano, i quali
da quasi otto anni portano avanti con ostinata una doverosa battaglia contro
questa assai discutibile selezione ministeriale. Insieme ad Alessandro Di Napoli, Alfonso Nannariello e Raffaella Sella,
hanno dedicato alla questione due opere – “Faremo un giorno una carta
poetica del sud ”, con la prefazione di Alessandro Quasimodo e “Faremo un
giorno una carta poetica del sud (2)” con la prefazione di Paolo di
Stefano – che raccontano diffusamente questa vicenda politico-culturale.
È un combattente nato, Paolo Saggese, un utopista, un “operaio di sogni”,
un custode della cultura meridionale, un “rivoluzionario gentile”. Bacchetta
gli intellettuali che nel tempo sono stati capaci di dare espressione solo alle
ombre, senza mai sottolineare, anche, la luce del meridione, contribuendo
indirettamente all’operazione di coloro che stanno tentando di effettuare, come
scrive Paolo Di Stefano, una vera e propria opera di “rimozione” della Terronia
dalla cultura italiana. “Dobbiamo liberarci dal senso di minorità”, dice, con
una sfumatura di amarezza.
*
L’intervista a Paolo Saggese è pubblicata su “Più
Economia”, con il titolo, Saggese e la poesia dimenticata: il Sud rialzi la
testa
ancora la "Minestra" Gelmini...quella de "i carceri" e dell"egi'da"...abbiate pieta' probabilmente pensava che Quasimodo fosse il personaggio del romanzo Notre Dame de Paris.
RispondiEliminaUn commento che denota acume, passione e saggezza.Grazie, Maria Cristina Capitani.Ho apprezzato molto la sua preziosa ironia, ho riso davvero di gusto.
RispondiEliminaGrazie a lei per aver sollevato una questione che sinceramente non conoscevo e che mi ha lasciato, a di poco , basita...
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