I versi del poeta per raccogliere voci
lontane e ascoltare se stessi
di Marina Zinzani
(Commento a “Poesia,
canto universale”, PL, 21/3/17)
Potrei morire oggi, ma non ho vissuto
invano. Ho raccolto le particelle dell’aria, il canto degli uccelli, il volo
delle rondini, i gorgheggi dell’acqua da una fontana. Ho catturato una stella,
ho sentito voci lontane, ho visto colori diversi, un turchese difficile da trovare,
un viola che racchiudeva la magia di vette elevate e misteriose.
Ho parlato con le fate, con chi è caduto
in guerra, con chi ha perduto tutto e trovato tutto in un’altra persona
diventata sua compagna di cammino. Ho raccolto margherite, sfogliandone i
petali, mi ha parlato la luna, voce consolante in notti difficili, mi ha
rincuorato l’albero, protetto con i suoi rami offrendomi ombra, ha cantato per
me l’uccellino, e la farfalla si muoveva in concerto di colori e lievità. Ho
ascoltato la voce di un barbone, di un uomo alla deriva, ho raccolto la mia
voce. Di anima alla deriva.
Pensieri di qualcuno, qualcuno che
scriveva poesie. Nome rimasto sui libri di letteratura, è nato nel…, è morto
nel…, ha composto… Oppure era un poeta che non ha mai raggiunto la fama, fama
data dagli altri, ma ha scritto in un libricino delle poesie, chissà se mai
lette da qualcuno.
“I naufraghi che gremiscono le acque del
mare profondo percepiscono finalmente come vicina e raggiungibile l’agognata
terra ferma”.
Naufraghi misteriosi, dispersi nel mare,
senza i puntelli di verità di altri, e per questo loro essere naufraghi riescono
ad udire, comprendere, e alla fine a trascrivere: potrebbe essere questa la
vita dei poeti. Raccogliere voci lontane, e nel raccoglierle, come per magia,
ascoltare la propria voce. Sbocco che diventa salvezza, conforto, anche se si
scrive il dolore e il male di vivere, proprio e degli altri.
Sono quasi sempre perdenti, i poeti.
Forse perché sono in prima linea, come in una guerra di trincea. Raccolgono
segnali, sanno, sanno ciò che accadrà, anche avanti negli anni. Vedono prima,
soffrono prima dei loro simili.
Onore ai poeti, non nomi sui libri di
scuola e sonetti imparati a memoria, ma vita vibrante, che riesce ancora a
luccicare, mostrandoci “il male di una fatica, la pena di una lacerazione,
l’allegria divertita di un sorriso”.
Nessun commento:
Posta un commento