Sui
Navigli, la casualità di un incontro, e una sorpresa
Racconto
di
Paolo Brondi
Agnese,
viveva in un grazioso appartamento sui Navigli, finemente arredato: noce per il
pavimento, travi di legno chiaro ai soffitti, luminosità nell’angolo cottura,
in sala pranzo, nelle camere e bagno. Dalle finestre aperte sui navigli, il
sole entrava alto e forte, fino all’ora del pranzo e poi, nel pomeriggio e
all’imbrunire, riflesso dalle case e dai tetti della riva di fronte.
Il
suo carattere vivace, spumeggiante e la sua costante voglia di vita coinvolgeva
piacevolmente la sua ospite, Anna, facendole conoscere e gustare le
prelibatezze delle locande poste sul canale, come i timballi di riso alle ortiche con
crema al taleggio, i pesciolini di fiume fritti con insalatina di stagione, torta
di mele e cannella, torta al cioccolato e pere.
Diventate
amiche e confidenti, dopo la frequenza di un master di letteratura comparata
presso la Cattolica, si erano accordate di ospitarsi reciprocamente, nelle rispettive
ferie. Anna
cercava di mantenere la snellezza della sua figura e si ritraeva dalle lusinghe
dell’amica: “Mangia, che ti fa bene, senti come sono buone queste lasagnette al
taleggio e pesto di rucola. Devi assolutamente assaggiare questo petto d’anatra
all’arancia con purea di mele”.
Anna
sorrideva e si limitava a spizzicare qua e là mentre impressionante era quanto
Agnese, con gusto e voracità, consumava. “Agnese, ma quanto mangi! Sei sicura
che non ti faccia male, non vedi che i tuoi navigli sono inquinati?”. “Cara
amica, so bene che l’inquinamento è ormai presente in tutto, ma quando si hanno
vincoli così forti, come quelli dei miei nonni, fino a me, con questi Navigli,
non si può non celebrare la loro storia e le usanze, se non con la trasparenza
delle acque, almeno attraverso il cibo”.
Nel terzo
giorno di questi pranzi Anna fu raggiunta da una telefonata. “Pronto Anna, sono
Gabriele, domani alle 18, nella sala della Camera di Commercio, terrò una
conferenza stampa sugli esiti del Convegno a New York e anche tu dovresti
essere presente, sei d’accordo vero?”. Anna e Gabriele si erano salutati con un
abbraccio all’aeroporto di Malpensa e poi ciascuno aveva proseguito per la
diversa strada. L’intenerimento e il bacio scambiato all’uscita dal cafè
parigino erano diventati fuochi fatui, sia perché quel bacio non era
voluttuoso, né erotico, ma frutto della suggestione di quel contesto e quindi
semplicemente amichevole.
Nemmeno
era prevista la conferenza stampa né un nuovo incontro. Anna rispose che sì,
avrebbe partecipato alla conferenza e lo pregò di venirla a prendere. La sala
della Camera di Commercio era gremita di pubblico e numerosa era la presenza di
testate giornalistiche e televisive. Gabriele volle che lei sedesse accanto a
lui. Dopo la sua brillante esposizione dei risultati raggiunti con colleghi e
ministri statunitensi, la presentò, insistendo sulla sua bravura e squisita
competenza di traduttrice, tanto che al pubblico e, soprattutto ai giornalisti,
apparve chiaro che l’industriale parlasse più di lei come persona che della sua
professione.
Seguirono
i brindisi e le numerose interviste. Fra queste, una giornalista e una troupe
televisiva della Brianza pregarono Gabriele e Anna di essere ripresi vicini e
maliziosamente chiesero se erano previste le nozze. Gabriele, conoscendo la
giornalista e il personale della Tv locale, rispose con celia: “Ma sì, forse ci
sposeremo nel prossimo mese, che ne dici Anna?”. Anna che aveva compreso il tono
scherzoso di Gabriele, rispose: “E’ vero, forse ci sposeremo!”. Tornata a casa
sul Naviglio, continuò a scherzare con Agnese sul fatto, dicendo che Gabriele
era un uomo affascinante e sarebbe stato bene che lei lo conoscesse, magari si
sarebbero anche piaciuti e poi sposati.
Il giorno
dopo, non solo sul giornale della Brianza, ma anche sul Corriere della sera comparve la notizia, data per sicura, sul
prossimo matrimonio dello scapolo più ambito della Brianza con Anna. Agnese,
uscita, come sua abitudine, fin dalle prime ore del mattino, rientrò in casa
sventolando il Corriere “Anna, allora
ti sposi? Guarda qui come è in risalto l’annuncio del tuo prossimo matrimonio,
auguri, auguri. Altro che farmelo sconoscere, te lo sei incatenato subito!”.
Anna, appena alzata dal letto, sentì crescere i battiti del cuore per una
rabbia che aumentava istante per istante e il primo impulso fu quello di
telefonare a Gabriele se mai lui, proprio lui, avesse autorizzato la
pubblicazione di quella notizia.
Fu invece
lui a precederla: “Pronto, Anna, sono Gabriele, ho appena letto il giornale e
ascoltato la Tv Brianza e sono fuori di me, ma prima devo profondamente
scusarmi per averti messa in tale situazione, avevi capito anche tu che
scherzavo, ma i giornalisti hanno volutamente frainteso, ora darò subito
incarico al mio avvocato di pubblicare una rettifica della notizia e una severa
diffida di reiterarla. Mi dispiace se ti ho sicuramente messa in crisi e ancora
ti chiedo di perdonarmi, ma non occorre che tu mi risponda. Ciao. Buona
Fortuna”.
Anna
s’impose di mantenersi calma e le parole di Gabriele l’aiutarono a sciogliere
ogni sottinteso. Ad Agnese che, sorridendo con malizia, insisteva nel chiedere
se era proprio lui ad aver telefonato e se le avesse comunicato la data delle
nozze, rispose seccata: “Agnese, sei proprio curiosa. Sì era Gabriele! Si è
scusato per la notizia infondata. Ha chiarito l’equivoco e domani stesso
comparirà sulla stampa la rettifica! Adesso non ne voglio più parlare!”. In
quello stesso giorno decise di lasciare i Navigli: salutò con un abbraccio
l’amica e tornò nel suo bilocale in Liguria.
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