Tecniche e strategie elettorali: come difendersi dalle manipolazioni
di
Paolo Brondi
Voci
e promesse elettorali: torna l’inganno di Ulisse, che non lascia nulla al caso e
sempre la fa franca, o la menzogna camaleontica, alla Richelieu, che mesce
sapori e colori indefiniti, manipolando la realtà, stemperandone i confini e
mascherandone i territori?
Si
assiste, infatti, ad un occultamento della verità, pianificazione cognitiva a
lungo temine delle scelte tattiche, senza che la vittima ne sia consapevole e
dia il suo consenso e ad un controllo emotivo del comportamento da esibire. La
necessità di occultare l’azione reale induce false credenze nell’altro ed
esibisce l’intenzione strumentale di fornire informazioni veritiere e ritenute tali
dal parlante, un paradosso comunicativo.
Perché
si realizzi l’effetto di convincere il proprio interlocutore occorre che l’atto
del mentore abbia successo e sia pertanto sincero, ma contemporaneamente
fallisca ovvero venga meno il suo requisito di sincerità. Pertanto, l’abile mentitore
dovrà predisporre una struttura comunicativa comprendente sia l’atto di falsificazione,
di occultamento o di omissione dei fatti, sia il contenuto del messaggio, sia
l’atto di falsificazione sulle proprie credenze, nonché l’apparente intento
cooperativo della propria comunicazione.
Inoltre
presente è pure l’aggiustamento, a breve termine, della strategia, correlato al
contesto di interazione fra parlante e destinatario. Decisivo è il gioco di alcuni
fattori, come il grado di familiarità dei parlanti, la valenza emotiva della situazione,
a elevata o bassa attivazione emotiva, e il ruolo del destinatario, esperto,
naif, smascheratore o acquiescente, per orientare il mentitore al successo o
all’insuccesso.
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