(Quasi un) Haiku
di Catia Bianchi
(Intervento
di Angelo Perrone)
Quando la giustizia funzionava,
non si cercavano le lampadine
(ap) Una
battuta irridente e fuori luogo? Un grido di allarme, proprio a partire da
qualcosa di banale come le lampadine? A proposito: un tempo, c’erano a
sufficienza le lampadine? Forse non ci sono mai state, nemmeno ieri. Spesso
mancavano. Come le buone prassi, il buon senso, la correttezza verso gli
utenti, la passione per un lavoro che è prima di tutto servizio alla
collettività.
A fronte di
tanti che hanno speso energie e impegno, molti hanno mostrato disinteresse,
sono stati latitanti. Le disfunzioni hanno smesso di fare notizia. Ce ne si
ricorda solo quando accade qualcosa di eclatante, ma il lavoro quotidiano?
Perché, tanto per fare l’ultimo esempio, non si protesta abbastanza per la
scarsa qualità delle registrazioni delle attività di udienza, dopo che sono
state affidate a persone impreparate e incompetenti?
Oppure: ci
si chiede perché la giustizia sia lenta, non perché questo accada o cosa si
potrebbe fare per porvi rimedio. O ancora: si diffondono proclami allarmanti
(utili in campagna elettorali) sulle situazioni delle carceri, o sulle
scarcerazioni facili: poi si contrasta una riforma carceraria che non si
propone affatto di mettere tutti fuori, ma (solo, è poco?) di personalizzare la
pena e renderla così più certa ed efficace. Per i detenuti, e per la
collettività.
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