di Liana Monti
C’era un tempo in cui i libri erano di carta. I ragazzi andavano a scuola portando sulle spalle uno zaino carico. All’interno la merenda era un fragile fagottino che veniva schiacciato dalla massa di quei libri pesanti, uno per ogni materia.
Nei giorni in cui era programmato il tema in classe, c’era la possibilità, anzi il dovere, di portare anche il Dizionario della lingua Italiana. Un volume fantastico che comprendeva una quantità innumerevole di parole, e straordinariamente pesante. Il peso della carta e il peso delle parole.
Questa strana ironia le aleggiava nella mente come quando durante la ricreazione poteva finalmente concedersi quei dieci minuti di relax e gustare la merenda, bella sbriciolata, ma sempre buona. Mangiava seduta al suo posto, sui libri ancora aperti perché approfittava di quei pochi momenti per ripassare gli argomenti della materia successiva durante la quale sarebbe stata interrogata. Sulle pagine erano state sottolineate le parti più importanti.
Alcune compagne cinguettavano scherzose in fondo all’aula raccontandosi le birichinate del giorno prima e quel vociare la distraeva e riusciva a fatica a concentrarsi.
C’erano giorni in cui pioveva e bisognava barcamenarsi alla meglio tra il peso dello zaino e l’ombrello doveva servire primariamente a ripararne il prezioso contenuto più che la persona che lo reggeva.
Oggi, invece, i ragazzi vanno a scuola con un mini computer in tasca, lì ci sono tutti i testi di studio, notes per gli appunti, le app per prenotare le interrogazioni, svolgere i test, consultare i risultati, segnalare le assenze. Nei giorni di pioggia è possibile seguire le lezioni on-line da casa, in pigiama e pantofole e all’asciutto. Per la merenda basta alzarsi, fare due passi e c’è la dispensa a disposizione. Le compagne e amiche sono anch’esse collegate e se cincischiano troppo, basta preme il tasto mute e non disturbano più.
Sono cambiati i tempi della scuola dell’obbligo!
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