(Riflessione più ampia su Critica liberale, 30.9.24)
(Angelo Perrone) Giuseppe Conte, ex Presidente del Consiglio e attuale leader del Movimento 5 Stelle, cerca di posizionarsi, in una congiuntura difficile, come leader politico capace di attrarre voti, consensi ed elettori. L’obiettivo è tornare al potere, chissà come, in una fase saldamente nelle mani della destra. Di sicuro, ad ogni costo, anche con chiunque, come in passato.
Fronteggia all’interno il suo ex mentore e quasi omonimo Giuseppe Grillo in una contesa impari (a suo favore: il richiamo del potere contro il fallimento del passato), gestisce le anime in pena del mondo grillino combattute tra la necessità di sopravvivere e i richiami movimentisti di un tempo.
Mantiene un atteggiamento ambivalente con il Partito democratico per consolidare il suo controllo sul M5S e aumentare l’influenza politica. Tesse una tela complicata con gli interlocutori, fatta di avvicinamenti e critiche, concordia e improvvise virate. E guarda anche oltre. Ci sono strette di mano, bicchierate di birra davanti ai fotografi. Poi sdegnate prese di distanza, altezzose interviste per rimarcare diversità e contrapposizioni ideali, che è bizzarro rivendicare.
È la politica senza una visione, il potere fine a sé stesso. Il “campo largo” e l’unità delle opposizioni sono sempre più lontani, appartengono alla mitologia. I progetti varati, ovvero le intese per le elezioni regionali in Liguria, Umbria, Emilia-Romagna, sono sotto la minaccia di ripensamenti. Ci sono oscillazioni a tutto campo, anche verso destra e governo. Per esempio, sulle nomine Rai, e su questioni come il sostegno all’Ucraina e le armi da inviare.
La partecipazione alle votazioni sul consiglio di amministrazione dell’emittente pubblica, rompendo la sintonia con il PD di Elly Schlein, fa guadagnare posti; l’opposizione all’invio di armi in Ucraina tende a intercettare certa opinione pubblica specie a destra che simpatizza con l’aggressore Putin.
Le accuse di opportunismo e incoerenza si moltiplicano ma non scalfiscono il personaggio né mettono in crisi la linea del movimento 5Stelle nelle mani di Conte. Il pragmatismo spregiudicato è l’unica strada per tornare a contare. Le ideologie saranno pure morte. Il buon senso però serve ancora.
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