di Laura Bonfigli
“L'unica libertà resta la fuga". Questo verso di Umberto Piersanti,
tratto dalla poesia Non avevo i tuoi anni
che fa parte della raccolta Nel folto dei
sentieri (Marcos y Marcos), centra, pienamente il senso più riposto del
racconto di Paolo Brondi Ritorno in
Africa (Pagine letterarie, 3/9/15). Molteplici infatti sono i pretesti di
fuga per Daniel, protagonista del racconto. Daniel, e forse lui stesso non lo
sa, fugge principalmente dal dolore in seguito alla morte della moglie e dal
velo di ombra che la morte inevitabilmente distende attorno a sé, ma, per un
inconscio senso di colpa, fugge anche da Laura, la donna amata, incarnazione
luminosa dell'eros e del principio del piacere.
Daniel fugge sostanzialmente
dalla sua inadeguatezza e la distanza che casualmente gli si apre davanti è
assolutamente necessaria per poter esorcizzare il fantasma della morte e per
poter tornare a vivere la vita come valore positivo.
Le circostanze lo portano in Africa, dove nel suo ruolo di medico
si confronta con un mondo diametralmente opposto al suo. Qui, per la prima
volta, comprende che vivere tra gli altri non è uguale a vivere con gli altri e
per gli altri. Qui impara a percepire la pienezza del tempo quando è colmo di
progetti e di aspettative. Qui impara a condividere il dolore, l'attesa e la
speranza insieme a creature indifese e sofferenti. E la speranza è una forza
così pervasiva che, tornato a Roma, al termine di questa sua missione
umanitaria in Mozambico per incarico dell'Unicef, pensa di poter ritrovare
intatte tutte le corrispondenze lasciate momentaneamente sospese.
Riaffiora prepotente il desiderio di Laura e del resto il
desiderio, nella sua matrice etimologica (dal latino desiderium), significa rimpianto di un qualcosa che è legato
all'assenza ed è sempre "un movimento verso un punto di perdita" come
suggerisce il filosofo Umberto Galimberti. Per questo Daniel spera e desidera
che Laura sia là dove l'ha lasciata nel momento del brusco distacco. Ma anche
Laura, in seguito all'improvvisa e misteriosa partenza di Daniel, ha subìto la
sua perdita e ha dovuto rielaborare il lutto. Laura vive ora un tempo nuovo ed
una vita nuova; non è più sola, ma soprattutto si è ripresa quella parte di sé
che Daniel aveva ferito ed umiliato, ha imparato a non contrastare più il suo
mare in tempesta perché, come scrive in un frettoloso fax a Daniel, "il
vento non dipende da me. Galleggiare sulle onde sì": forse solo ora sta
imparando ad amare.
A Daniel non resta che il ritorno in Africa: la rinnovata distanza
ed il distacco, ormai pienamente consapevole nel rispetto della scelta dell'
altro, trasformano quella che apparentemente è una sconfitta personale in un
più alto dono di sé. L' amore per Laura, percepita fino a questo momento, se
non come una creatura unica, sicuramente come una creatura speciale, si risolve
nell'amore più ampio e dilatato per tutte le creature umane più deboli e
bisognose e diventa per il protagonista una rara occasione di rinascita e di
rinnovamento, perché, come dice Pablo Neruda "E' per nascere che siamo
nati", e come aggiunge Umberto Piersanti "La sorgente sta dovunque
oppure in nessun luogo" (Incontro Nel
folto dei sentieri).
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