di Cristina Podestà
Un commento a Barbone, come tra foglie
d’autunno (P. Brondi, PL, 4/12/15)
Scorrendo il testo la prima immagine che mi è venuta alla mente è stata
quella di un contemporaneo nuovo Dante, perduto nella buia selva a causa del
sonno della ragione. Ed infatti, anche qui, al suo fianco, si concretizza
silenziosa una guida che aiuta Giorgio a capire la necessità di superare le
aporie del mondo per suggerire una serena accettazione del sé.
L'immagine del viandante potrebbe ricordare anche qualcosa di religioso, un Cristo che giunge al momento opportuno affinché l'uomo non si perda. E quelle parole del barbone senza nome, trascinato e travolto dal qui e ora, sono la memoria presente ed eterna di ciascuno. Delicata, raffinata, elegante come sempre l'analisi della contemporanea deriva di chi non ha costruito punti fermi cui aggrapparsi.
L'immagine del viandante potrebbe ricordare anche qualcosa di religioso, un Cristo che giunge al momento opportuno affinché l'uomo non si perda. E quelle parole del barbone senza nome, trascinato e travolto dal qui e ora, sono la memoria presente ed eterna di ciascuno. Delicata, raffinata, elegante come sempre l'analisi della contemporanea deriva di chi non ha costruito punti fermi cui aggrapparsi.
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