di Giovanna
Vannini
Quante lacrime gli solcavano le guance in certe
giornate. Ogni pretesto era buono perché queste potessero trovare sfogo,
rovesciandosi copiose al di fuori di lui. Non le poteva fermare, non le poteva
scacciare, facevano quello che dovevano e lui con loro. Faticoso era il
mattino, il riprender confidenza con il mondo.
Come il sole che sorge poi si alzava, e le ore dopo assumevano altri toni. Passava giorni a domandarsi chi fosse e a cosa servisse. Passava giorni a domandarsi perché quelli giungessero puntuali e ciclici a rammentargli il suo stato. E di nuovo si chiedeva se l’armonia, avrebbe mai fatto parte del suo vivere.
Come il sole che sorge poi si alzava, e le ore dopo assumevano altri toni. Passava giorni a domandarsi chi fosse e a cosa servisse. Passava giorni a domandarsi perché quelli giungessero puntuali e ciclici a rammentargli il suo stato. E di nuovo si chiedeva se l’armonia, avrebbe mai fatto parte del suo vivere.
Davanti alla pagina bianca trovava nuova forza, da
troppo celata nell’anima. Era ciò di cui aveva bisogno. Domani non sapeva. La
prendeva come una cura, una terapia, che lo aiutava a stare dentro e non fuori
come troppe volte si sentiva. Chissà se tutte quelle parole scritte solo per
lui un giorno le avrebbe condivise. Da quella sorgente nascosta e ora scoperta,
sgorgava acqua cristallina per potersi finalmente dissetare. E così si
dissetava…
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