Il ricordo di Lucio Dalla,
viaggiatore dello spirito
(ap) Cinque anni fa l'addio a Lucio Dalla. Era il primo marzo del 2012, e mancavano solo tre giorni al suo
compleanno, che dette il titolo ad una delle sue canzone più splendenti, «4/3/43». Un interprete eclettico della canzone italiana, capace di trascinare
intere generazioni in una musica senza tempo e piena di emozioni. Un’assenza
che determina oggi un vuoto difficile da colmare.
Cinquanta anni di carriera, dai duetti con Francesco De Gregori e Gianna
Nannini, a quelli con Gianni Morandi, Ron, Zucchero, Renato Zero e Fiorella
Mannoia. Brani che appartengono alla storia della musica: «Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’». «Ma come fanno i marinai». «Dice che era
un bell'uomo e veniva, veniva dal mare». «Se io fossi
un angelo chissà cosa farei. «Attenti al lupo». «Com’è profondo il mare». «Dove il mare
luccica, e tira forte il vento». «Andare senza
meta e vagare per i paesi e le città».
Decine di canzoni abitate da un genio delle note musicali e delle parole. E
intessute da accordi dolci e armonie gentili. Autore delle musiche, poi
paroliere dei suoi testi, suonatore di pianoforte, sassofono, clarinetto. Lui,
un viaggiatore dello spirito. Le canzoni, un patrimonio impossibile da
catalogare che da tempo occupa lo spazio del nostro cuore.
La sua musica sempre in bilico tra realtà e fantasia ci ricorda un’onda che
produce un’eco nel futuro, non solo dall’«anno che
verrà». Il presente ci regala tanto odore di bruciato e non si sa dove ci porterà
se manca la meta. Però Lucio rimane ancora a passeggio con noi - non solo nella
sua Bologna - quando vaghiamo per paesi e città e lo sentiamo nascosto in
qualche punto della nostra testa e del nostro cuore. Forse siamo tutti nati il
4 marzo.
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