Finocchi: gratinati,
con le arance, spolverati di parmigiano. Sempre buoni. Eppure la parola ha
anche un significato spregiativo
di Marina Zinzani
Sarà
un piatto un po’ pesante, ma a me i finocchi gratinati piacciono. Li cucino
così: li faccio bollire nell’acqua, li soffriggo un po’ nel burro, e poi in
forno, con un bel strato di besciamella e parmigiano sopra. Il gusto è
delicato, la crosticina che si forma ha un sapore sopraffino. E’ un piatto
sottotono, non invadente, gentile, se potesse identificarsi con una persona.
Si
prestano a tante ricette, i finocchi, sono ottimi anche con le arance e le
olive nere, un po’ di origano, sale e pepe. Piatto fresco per l’estate, veloce.
Sono buoni anche quelli cotti nel latte, con una spolverata finale di
parmigiano. Ma quelli gratinati sono i migliori, per me.
Sono
una donna avanti nell’età, e ho un nipote. Dicono che sia diverso, un gay,
propriamente. O meglio, un finocchio.
Io
non dico niente, resto in disparte, sono la nonna, non devo entrare in queste
cose. Mio nipote è un bravo ragazzo, gentile, educato, dolce. Ho letto cose nei
suoi occhi che mi sono tenuta per me. Ho letto la sua sensibilità estrema, il
rapporto amichevole che ha con le ragazze, ma non l’ho mai visto veramente
innamorato di una ragazza.
Ci
sono state delle chiacchiere, a scuola si sussurrano cose strane, è uno di
quelli, hanno detto a sua madre. Lei, mia figlia, soffre e non sta in silenzio.
Sarebbe
meglio tacere, delle volte. L’importante è che lui stia bene. Vorrei dire a mio
nipote tante cose, ma non ci riesco.
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