Carote: il magico
potere dell’arancione. Anche per chi soffre di solitudine
di Marina Zinzani
Sembra
che i colori curano. Ho letto un articolo di cromoterapia, l’importanza dei
colori nella vita di tutti i giorni. Anche nell’alimentazione si usano. La
chiamano cromodieta. In base a quello che serve a me, al mio umore, alla mia
salute, ho letto che devo orientarmi per l’arancione. E così ho cominciato a
mangiare carote.
Cucino
carote sotto tutte le forme, alla julienne, in tegame, bollite con qualche erba
aromatica, nel frullatore assieme alla frutta. Ma più di tutto amo la torta di
carote.
La
cucino senza grassi, faccio bollire le carote, le frullo, aggiungo uova,
zucchero, olio, farina e lievito. Niente burro, e viene buona lo stesso. Me ne
mangio una fetta a colazione, un’altra durante la mattina, e una anche alla
sera.
Devo
mangiare cibi arancioni, questo ho capito dall’articolo. I miei giorni sono
grigi, e devo prenderlo da qualche parte il colore. Non so dove cercarlo,
questa dove sono finita è una città chiusa, di gente che pensa solo a se
stessa. Difficile, difficilissimo socializzare. Ho vinto un concorso, e pensavo
che il posto fisso mi avrebbe cambiato in meglio la vita. C’era da trasferirsi,
ma la cosa non mi spaventava. E invece no, non avevo fatto i conti con la
solitudine.
La
solitudine rende le giornate scialbe, sono giornate dedicate al lavoro, il
rapporto con i colleghi è vago, io sono nuova, nessuno ha voglia di sapere da
dove vengo, cosa facevo prima. Ho provato a proporre un’uscita per una pizza a
qualche collega, ma mi è stato risposto “Vedremo”, “Sono molto impegnata, sai
con la famiglia…”
Così
mi ritrovo la sera sola, il week-end sola. Raramente torno al mio paese, è
lontano, non sempre mi va. La solitudine la senti che affiora, la sera. Non hai
nessuno da chiamare, se non qualche amica che avevi là, che poi ha la sua vita,
e non è proprio interessata a te. Magari pensa che sei stata fortunata,
rispetto a lei, ad avere un buon lavoro. Avevo una storia, vacillante già da
prima del concorso, e il trasferirmi qui ne ha sancito la fine.
Mangio
carote, l’arancione mi piace. Ne devo mangiare tante, riempirmi di un colore
caldo, positivo, vitale. I giovani e il loro tempo felice, sembra da fuori. Ma
c’è tanta solitudine, in giro.
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