Passa ai contenuti principali

In mare, storie di donne alla ricerca di se stesse

Un incredibile viaggio a ritroso sulla rotta dei migranti

(ap) Tre donne in mare è il lavoro di Vespina Fortuna*, con la regia di Antonella Maddonni, che in marzo sarà presentato dalla Compagnia Libera la Luna al teatro Tordinona di Roma. In un futuro forse non troppo lontano, potrebbe verificarsi anche una situazione paradossale come questa, un’inversione di tendenza radicale nelle nostre condizioni di vita, tali da sollecitarci scelte oggi impensabili. Altre prospettive; soluzioni oggi inverosimili; itinerari personali nuovi, mossi anche dalla paura o dalla novità.
Un vero capovolgimento. Gli stati europei sono allo sbando, hanno creato barriere ed eretto muri chiudendosi in se stessi. Ormai è la malavita a farla da padrona senza più controlli. Chi può scappa in mare. Dove andare? Tutto è mutato. Perché non ripercorrere a ritroso il viaggio dei migranti d’un tempo? La meta allora è proprio quella, l’Africa: un luogo ritornato alla pace dopo tante sofferenze, ed ora pronto ad accogliere chiunque.
Le protagoniste della storia, come spesso nell’opera di Vespina Fortuna, sono tre donne: Maria, una madre coraggiosa che ha sacrificato la propria vita per salvare la figlia;  Emma, una giornalista che si è presa a cuore la vicenda di Maria;  Consuelo, figlia adolescente di Maria, all’oscuro del sacrificio materno, che sentendosi abbandonata si è affidata ingenuamente alle mani di un uomo senza scrupoli.
 Tre donne diverse, in fuga dalle violenze subite e alla ricerca di nuove possibilità.
Nel viaggio in barca a vela, avranno modo di conoscersi e scoprire i propri sentimenti, forse impareranno a ricostruirsi un’esistenza. Il capovolgimento del punto di vista con cui guardiamo al fenomeno dell’immigrazione non è un espediente teatrale, ma il modo arguto scelto per un racconto tutto dalla parte delle donne, differenti per età, estrazione sociale, aspirazioni. Una vecchia barca è il luogo, oscillante nel mare e nei sentimenti, del racconto delle emozioni, lo sfondo ideale delle riflessioni e dei mutamenti personali delle protagoniste nel loro lungo percorso rivolto alla ricostruzione della loro vita.


* Vespina Fortuna, collaboratrice di Pagine Letterarie, ha pubblicato “Il principe di Udjana”, ed. L'Oleandro Arga; “La leggenda dei Plunolingi. Il popolo del sottosuolo” ed. Fefè, collana Ologrammi poetici; “Quatruo corpuli et quatruo capulei. Tre fiabe mitologiche scritte in una lingua misteriosa” ed. Fefè, collana MiniFefè.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il braccio della morte e l'amore tossico: storie parallele di redenzione

(Introduzione a Daniela Barone). La pena capitale interroga la morale di ogni società, ponendo domande cruciali sulla sacralità della vita e sul valore della riabilitazione. Ma cosa succede quando il "braccio della morte" si manifesta anche fuori dalle sbarre, negli affetti tossici e nel controllo psicologico? Questa è la storia intensa dell'epistolario tra Daniela Barone e Richie Rossi, un carcerato americano in attesa della sentenza capitale, che intreccia la riflessione sulla pena di morte con una personale battaglia per la libertà. Un racconto toccante sulla dignità, la speranza e la redenzione. Segue:  a.p.  COMMENTO. 1. Rifiuto etico e sacralità della vita (Daniela Barone - TESTIMONIANZA) ▪️ Non so se fu il film “ Dead Man Walking ” o il libro “ La mia vita nel braccio della morte ” di Richie Rossi a farmi riflettere sul tema della pena capitale; tendo a pensare che le vicende del carcerato americano abbiano determinato il mio rifiuto di una pratica che ritengo crud...

📱 Dipendenza da notifiche e paura di restare fuori: perdersi qualcosa è una gioia

(Introduzione ad a.p.). L’iperconnessione asseconda il bisogno di controllo sulle cose e alimenta l’illusione che tutto, sentimenti e informazioni utili, sia davvero a portata di mano. Ma genera ansia e dipendenza. Questo ciclo vizioso è alimentato dalla chimica del nostro stesso cervello. Perché non pensare ad una "disconnessione felice" scoprendo il gusto di una maggiore libertà e della gioia di perdersi qualcosa?

⛵ In balia delle onde, trovare rotta ed equilibrio nel mare della vita

(a.p. – Introduzione a Cristina Podestà) ▪️ La vita è uno “stare in barca”, dipende da noi trovare la rotta e l’equilibrio. E un po’ di serenità: come quando galleggiavamo in un’altra acqua. Nel ventre materno (Cristina Podestà - TESTO) ▪️La metafora del mare e della barca è piuttosto diffusa nella letteratura, a cominciare da Dante in tutte e tre le cantiche e relativamente a variegate sfumature dell'essere: Caronte, l'angelo nocchiero, il secondo canto del Paradiso; non sono che esempi di una molteplice trattazione del tema del mare e della navigazione. Joseph Conrad dice una frase molto suggestiva, che riprende proprio la similitudine della vita: "La nave dormiva, il mare si stendeva lontano, immenso e caliginoso, come l'immagine della vita, con la superficie scintillante e le profondità senza luce". Spesso è proprio cosi: la superficie è bella, solare, scintillante appunto ma, se si va sotto e si guarda bene, c'è il buio più profondo! La barca di Dante...

⏳ Natale e la tirannia del presente: riscoprire l’attesa

(Introduzione ad a.p.). Abbiamo perso il senso del tempo, limitato al presente precario e fugace: occorre riscoprire il valore dell’attesa e della speranza, che hanno un significato religioso ma anche profondamente laico. L’iperconnessione e la continua ricerca di stimoli ci hanno reso schiavi di una visione frammentata, incapace di guardare oltre l'orizzonte immediato. Il Natale, con la sua simbologia, ci offre un antidoto a questa tirannia. • La corruzione del tempo (a.p.) ▪️ Quanti di noi, ogni momento, sono intenti a guardare il proprio cellulare? Immersi nella connessione perenne, con tutti e tutto, e dunque con niente? C’è l’ingordigia di cogliere qualsiasi aspetto della vita corrente, nell’illusione di viverla più intensamente che in ogni altro modo. Un’abbuffata di notizie, video, contatti con chiunque, senza sensi di colpa per questo sperdimento continuo del nostro esistere. Questo è il sintomo di una società dominata dalla "paura di restare fuori" e dalla ricerc...

🎵 Baby Gang e responsabilità: quando sceglievamo l’ultimo LP di Battiato

(Introduzione a Maria Cristina Capitoni). Di fronte agli episodi di cronaca che vedono protagonisti i giovani e le cosiddette "baby gang", la tendenza comune è cercare colpevoli esterni: la scuola, la famiglia, la noia. Ma è davvero solo una questione di mancati insegnamenti? In questo commento, l'autrice ci riporta alla realtà cruda degli anni '80, dimostrando che anche in contesti difficili, tra degrado e tentazioni, esiste sempre uno spazio sacro e inviolabile: quello della scelta individuale. Le inclinazioni dei giovani: gli insegnanti e le scelte dei ragazzi (Maria Cristina Capitoni) ▪️ La criminalità tra i giovani? Ovvero baby gang? Non è solo un problema di insegnamenti. Non c'è bisogno che un professore ti insegni che dar fuoco ad un barbone, massacrare di botte un tuo coetaneo non è cosa buona e giusta. Spesso poi questi "ragazzi" provengono da situazioni agiate, tanto che dichiarano di aver agito per noia. La mia giovinezza, erano gli anni ‘8...