Le preziose virtù dell’uovo
nella cucina italiana, il merito della modesta gallina
di Marina Zinzani
Quella
è stupida come una gallina. Parla come una gallina. Si muove come una gallina.
Eppure. Se improvvisamente uscisse questa notizia: “Un morbo sconosciuto ha contaminato
le galline”, si creerebbe un grosso problema. Dopo un po’, dopo i primi tempi
in cui la notizia sembra di quelle quotidiane senza grande importanza, il
problema diventerebbe serio. Mancherebbero le uova.
Pasticcerie
con i prodotti dimezzati, dolci classici che non si possono fare neanche in
casa, le frittate solo un ricordo, la pasta all’uovo impossibile da fare,
l’uovo alla coque dimenticato, anche l’uovo in camicia, anche l’uovo all’occhio,
tutto, tutto diventa un ricordo. Struggente. Le uova, quanto erano preziose!
E
la carbonara: gli spaghetti e il guanciale amalgamati dall’uovo, una spolverata
di pepe, di parmigiano o pecorino, un mondo che si apre al primo boccone,
delicato, c’è la gallina lì dentro, paziente, invisibile nella sua quasi
goffaggine, e la gallina ha reso possibile questo miracolo culinario.
Perfino
Meryl Streep, ad un premio, disse che dell’Italia la cosa che amava di più era
la carbonara. Una gallina, da qualche parte, le aveva dato un sorriso unico,
ricordo del piacere provato davanti ad un piatto di spaghetti.
Uovo
e vita: quello che ci ha nutrito da piccoli, che ci ha accompagnato nella
crescita, con le sue preziose proprietà, uovo che risolve stanchezza e ridà
forza, uovo per cucinare in fretta una cena, uovo nella pasta tirata a mano,
gialla, fatta da mani sapienti e spesso antiche.
La
gallina deve restare in vita, sempre, la notizia di una sua mancanza sarebbe
davvero una grande perdita, per tutti noi.
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