Amici e parenti, ma anche sconosciuti:
la comunicazione diventata così difficile
di
Marina Zinzani
Raccontare,
parlare di sé, aprirsi: ad una certa età c’è una lista di inconvenienti della
propria salute, e uno cerca di chiedere, tu da chi sei andato?, come sono lì,
bravi?
E’
un antidoto alla paura il sentire altre voci, la ricerca di un lume che possa
identificare meglio il proprio disturbo, e c’è in tutto questo, nel parlarsi,
una forma di condivisione che presuppone un rapporto affettuoso, di sostegno.
La
propria salute mostrata è qualcosa che passa dalle porte del pudore, e l’affare
diventa un insieme di parole, si raccolgono testimonianze anche di altri. Ecco,
un senso un po’ dell’antico, quando un buon vicinato era partecipe di alcune
vicende, e poteva consigliare, raccontare le proprie esperienze, indicare.
Diversa
è spesso la situazione oggi, in condomini in cui non si conosce il proprio
dirimpettaio, in cui il buongiorno e buonasera sono la massima espressione di
condivisione. La discrezione come arma, o come risultato di barriere cresciute
negli anni, che hanno nome diffidenza, paura, disincanto, tutela di sé
attraverso il silenzio.
I
nostri giorni sono brevi, diceva qualcuno, e quante armature bisogna indossare.
Quando ci si mette a nudo, ecco, lo dice l’espressione, si diventa un po’
scoperti, piccoli, indifesi. Ma qualcuno, una persona gentile, aperta, ogni
tanto ci prende per mano, e nel raccontarsi, lei si racconta, noi ci
raccontiamo, ci si rincuora un po’, per affrontare nuove prove.
Nessun commento:
Posta un commento