di Marina Zinzani
(Introduzione di Angelo Perrone)
(ap) Racconti dedicati alle
emozioni. Prima di trasformarsi in sentimenti, elaborati da tempo, radicati
dentro di noi e di qualche spessore, sono soltanto percezioni improvvise,
accenni di stati d’animo, intuizioni superficiali. Pur così fragili e
provvisorie, sono capaci di condizionare il nostro modo d’essere e di modificare
i comportamenti di ciascuno. Possono anche fare la differenza quando si tratti
di compiere scelte importanti di vita.
Parlando di sensazioni, si entra in una
selva eterogenea e confusa, dove è difficile orientarsi; le emozioni molte
volte ci fanno stare bene, oppure ci inquietano nel profondo e ci allarmano;
con un minimo di consapevolezza ne avvertiamo i riflessi positivi o negativi
sul nostro umore, ma è complicato imparare a gestirle. Un mondo sicuramente da
esplorare con attenzione e cura, per saperne di più, perché questo viaggio
interiore può offrirci un piccolo aiuto ogni giorno. Cominciamo con “L’invidia”.
*
Quando
le luci si spengono, quando i sorrisi si ritirano, quando le parole si sono
esaurite, parole belle, di complimenti, affettuose, in apparenza affettuose, la
notte cala e un’altra verità appare, devastante.
E’
il sentimento che non si può rivelare nei confronti di qualcuno di cui siamo
amici, è il sentimento che fa apparire il nostro vero volto sgradevole,
oscurità dell’animo che si manifesta e che contamina di nero ciò che appare, di
fronte agli altri, bianco.
Sabrina
aveva un’amica, un’amica cara. Un giorno si ritrovano, sono passati tanti anni e
il tempo le ha cambiate, chiaramente. Erano amiche con una situazione familiare
simile, andavano nella stessa scuola, perfino gli studi erano identici.
Ma
Sabrina trova un’amica diversa, a distanza di tanto tempo. Si è sposata bene,
si direbbe, e vive in una grande casa, una villetta, anzi, una villa. I saluti,
quando Sabrina la va a trovare perché si sono incontrate per caso e da lì è
partito l’invito, sono calorosi e subito si riaccende la luce dei vecchi tempi,
tornano i fantasmi di insegnanti, di compagni, rievocati fra aneddoti e risate.
L’amica le mostra la casa, le foto del bambino piccolo che ora è dalla nonna,
le mostra il giardino curato nei minimi particolari e con un tavolo e delle
sedie che suggeriscono riposi con una bevanda accanto, amici di sera, magari
una grigliata.
La
casa è accogliente, niente è lasciato al caso, un grande tappeto persiano
domina il soggiorno, i mobili non sono dei grandi magazzini. Anche i quadri
fanno la loro figura. Il piccolo, sorridente nelle foto sparse un po’ ovunque,
è un angioletto con i capelli biondi, il marito lo tiene in braccio. Un
bell’uomo, un uomo attraente, pensa Sabrina. “E’ sempre fuori, viaggia molto
per lavoro, è un dirigente” accenna l’amica.
Cassa
integrazione, prestiti dal suocero, il bambino, un po’ più grande di quello
dell’amica, vestito con gli abiti dei cuginetti: partite uguali, Sabrina e l’amica,
e un destino diverso. Suo marito si è molto invecchiato ultimamente, parla
sempre di quanto costa quello, questo, si chiede se se lo possono permettere.
Viaggi pochi, in alberghi due stelle. L’idea del marito per il prossimo anno è
andare in una località di mare ospiti di parenti. Privacy zero naturalmente.
Altro
destino quello dell’amica, che espone, fra le molte foto nei ritratti in
salotto, i luoghi delle sue vacanze, Egitto, Thailandia, Stati Uniti. Sono una
famiglia felice. Benestante. L’amica ha molte cose.
La
notte per Sabrina presenta un mostro, un mostro che avverte dentro di sé, nel
letto matrimoniale mentre il marito dorme. Invidia. Invidia l’amica. La invidia
e si vergogna un po’. Non è da lei invidiare qualcuno, si è sentita sempre
superiore a queste cose. E invece adesso la sente questa sensazione sgradevole.
Cosa aveva più di lei? Tutto le è andato bene… Non lavora neanche, lui guadagna
tanto, ha detto…
I
mostri notturni girano nella stanza, sono parti nascoste, nauseanti. Non li
accetta, Sabrina. Il sonno la prende, finalmente.
L’indomani
mattina si alza, e vede il marito, pensa a quante ne hanno passate assieme
negli ultimi anni, quanta fatica, e quanto coraggio si sono dati a vicenda. E poi
va nella stanza del bambino, creatura tenera che dorme ancora, pensa alla vita
piena da quando c’è lui. E va in cucina, prepara la colazione, e si guarda in
giro: ci sono tanti oggetti scelti assieme al marito, scelto il colore, la
forma. Scelti con amore.
“Allora,
sei andata da quella tua compagna? Avevi detto che sta in una villa…” chiede
lui.
Sabrina
abbassa gli occhi. Scatole. Mettiamo dentro una scatola, e la riponiamo in un
posto e ce la dimentichiamo, l’invidia.
“Sì,
una casa grande… Ma la nostra è più carina, più calda…” dice, sorridendo al
marito.
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