Costruirsi un’identità, tra passato e futuro
di Paolo
Brondi
L'assenza
della memoria è una perdita dell'identità. Dinanzi a mutamenti di regime
politico, milioni di uomini sembrano non solo dimenticare un parte consistente
della loro storia, ma trasformarla. La
memoria che schiaccia i vivi attraverso il ricordo dei torti passati è una
memoria che coltiva sentimenti di vendetta o di rivalsa.
La memoria è un campo di battaglia perché spesso serve a creare delle identità fittizie, ma, a forza di insistere, queste identità fittizie diventano vere.
La memoria è un campo di battaglia perché spesso serve a creare delle identità fittizie, ma, a forza di insistere, queste identità fittizie diventano vere.
Nel 1827 si ricostruisce il Regno
di Grecia sotto la dinastia tedesca dei Wittelsbach e il greco non esisteva:
era un miscuglio di turco, di vari dialetti. Il greco venne costruito a
tavolino. Eppure, ora, milioni di persone da questa lingua, scritta a tavolino,
hanno fatto una lingua vivente. Quella greca e la nostra storia sono piene di
rovine. Quindi il mito è la possibilità, di tipo strumentale, che un certo
gruppo si attribuisce per legittimarsi.
I miti
non si sciolgono come neve al sole della ragione per tre motivi. In primo luogo
perché il mondo non ha perso i suoi aspetti incomprensibili, inspiegabili,
oscuri e paurosi, a cui il mito reagisce elaborando storie che lo rendono
accettabile. In secondo luogo perché, essendo poche le cose che effettivamente
sappiamo, la maggior parte delle nostre conoscenze sono costituite da
conglomerati di opinioni intellettualmente arbitrarie, risultanti da frammenti
casuali di conoscenze. Infine perché anche nella costruzione dei miti sono
all'opera gli stessi meccanismi logici di donazione e di senso alla realtà, che
funzionano al livello del pensiero razionale.
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