Sole al tramonto, di Armand Guillauim |
L’ora
che accompagna il tramonto, tra opacità e chiarore
di
Bianca Mannu
E' questa l'ora
che il vespro
stende
silenzio a
velari
sopra la deriva
del sole.
E il suo livore
stilla
su pallidi
prospetti
di plaghe
trasognate e lasse.
E violastre
gemme depone
sul frumento
dai mutili irti
sulle siepi
stravolte
dal fremito ardente
del giorno
sopra
l'ispessito contorno
degli alberi
soli.
Dovunque
incastona
cristalli di
viola
- contorna
crinali aspri
di dossi –
palpita sulla opacità
dei fossi -
pullula sulle calcinate
pietraie di
evaporati
torrenti -
s'intrude sugli ermi canali
dei venti -
trema sopra l'azzurrità
dei monti -
depone le ciglia
sull'arditezza
dei ponti e monta
a cavallo dei
greppi.
Invecchia. E –
nerovestito-
incombe sulle
necropoli.
Presto
abbandona - per un po'
di cielo- le
ritte metropoli
accese di
miasmi infernali.
Sorprende - a
giusto distacco
dai neon
petulanti-
la nostra
insonnia larvale
esposta
all'invalsa
anonimìa dei
trapassi
presunti
nell'orribile gelo
dell'adesso
notturno.
Poi dilegua –
incoercibile -
nell'ombelico
sidereo
scontando
l'urto ascendente
degli istanti
recisi
alla trancia
del medesimo
robotico
ronzìo.
E ricade –
svenato di senso-
il giorno di
ogni giorno.
Gronda come
pioggia maligna
sui geometrici
incubi diurni.
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