L’assassinio del carabiniere Mario Cerciello Rega come una porta aperta
sul dolore, sulla sofferenza, sul senso del dovere
di Marina Zinzani
(Commento a Vicino
a tutti, grazie Mario, PL, 28/7/19)
Quante
parole in questi giorni, dinamiche e sgomento, senso del nulla in cui si è
caduti, il cordoglio, sentito, vero, come se quella giovane vita fosse un
parente, uno di casa. Il disagio, profondo, nel vedere quel coltello da
Marines, andare in vacanza a Roma con un coltello, non si riesce a capire.
E’
come se la morte del carabiniere Mario Cerciello Rega abbia aperto una porta, e
si sia visto un mondo: la fatica, la paura, le incognite quotidiane di chi ci
protegge, di chi lavora per la nostra sicurezza, è come se fossimo entrati
nella sua vita, cogliendo la gioia del giorno del suo matrimonio, il futuro che
era pieno di promesse, l’essere vicino agli ultimi, la sua generosità, il volontariato.
Questa porta che si è improvvisamente aperta ha mostrato stanze di dolore indicibile,
l’arrivo della bara, la moglie che non si staccava da lui. Erano sposati da
poco più di un mese.
Abbiamo
conosciuto le ansie delle mogli dei carabinieri, attraverso il testo “La moglie
di un carabiniere.” Si parla di angeli, di Dio che deve creare la moglie del
carabiniere. La poesia si perde fra le lacrime, i riflettori si sono accesi e
un mondo è stato portato in superficie, quello vero, quello vissuto fra le mura
di casa, nelle notti di ansia e attesa, con stipendi magri e la paura
ricorrente, che non è quello urlato dei talk show, dei dibattiti, delle
polemiche sulle leggi che non si fanno e sulla poca sicurezza che si respira.
Quel mondo parla di esseri umani, della loro vita quotidiana, fatta di sogni,
di famiglie che si creano, della ricerca del bene, in tante forme.
Le
luci si spegneranno, piano piano. Forse in cielo brillerà una stella in più,
fra poco.
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