Passioni
astute e fugaci, senza rimorsi, che appartengono a nottate rapinose: lontano
ricordo rispetto alla vertigine dell’oblio e alla sgomenta aridità di oggi
di Bianca Mannu
Il tuo sonno –
quello!
Non il sonno tuo
discontinuo – questo -
delle nostre
rapinose nottate
screziate di
brevi sopori libati
alle rare stazioni
dell’insonne
cercarci lungo
valli di passione
lunare accesa
nelle estasi rosse
dei tramonti -
quando il sole rovente
dell’attesa si
stempera nei vapori
No. Non
quell’assopimento astuto!
che non dimentica
di seminare
baci e manda le
mani a passeggiare -
tenere e
indolenti - sui responsivi
siti del corpo
dove la pelle s’apre
fremendo al
tocco e subito s’irrora -
come del fiore i
petali - d’una propria
rugiada
No. Non il sonno
che s’adesca
nei guazzi
stellati di mancamenti
fugaci e - preso
nei cappi di respiri
e di braccia - si
riscuote sulla cresta
dell’onda che il
miscuglio di visceri
e di pelle
palpitando arriccia
Non quello che -
senza rimorsi - salta
sulla vertigine
dell’esserci e la
fonda!
Ma quel tuo sonno
che torvo ti spinge
blindato e
remoto in una cella
d’assoluto oblio
e mi abbandona
alla sgomenta
aridità di ceppo
confitto in una
landa d’arruffate
stoppie
quel tuo sonno
che - gonfiando
vele di bruma -
strappa gli ormeggi
e salpa cieco per
non-so-dove
a smarrirti e a
perdermi in un nero
di seppia
quel tuo sonno –
dicevo - che immemore
il grembo mi
dilania. E trasudano
dai mutili
spossati sangue e vita
e salpa cieco per
non-so-dove
a smarrirti e a
perdermi in un nero
di seppia
quel tuo sonno –
dicevo - che immemore
il grembo mi
dilania. E trasudano
dai mutili spossati sangue e vita
dai mutili spossati sangue e vita
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