Berlino, lo shopping |
di Marina Zinzani
Da "I racconti del sabato"
Da "I racconti del sabato"
(ap) I “racconti del sabato”: una
giornata della settimana, occasione di un racconto. E’ un momento particolare.
Spesso infarcito soltanto di maggiori impegni, per una donna. Da trascorrere
correndo, con le ore ancora una volta contate, insufficienti.
Oppure un tempo
per fare ciò che si è rimandato in attesa di trovare spazio tra le proprie
cose, per dedicarsi a qualcosa di piacevole, divertente. Magari leggere un
libro, guardare un film, uscire con amici di vecchia data.
Trovare pace e
serenità, piccoli piaceri. Accade anche di non fare nulla, guardarsi intorno in
casa, fare una passeggiata. In compagnia dei propri pensieri.
In Alda, il pensiero di una
mattinata tutta per sé, il sabato, preannuncia un sollievo atteso tutta la
settimana: piena di impegni e di doveri, il lavoro, la famiglia, la casa. Quante
scoperte si potranno fare, quartieri poco frequentati perché distanti o fuori
mano, nuovi negozi, la moda, i piccoli ritrovi dove poter gustare un buon
caffè, in santa pace. Sentirsi incuriositi dalle novità, perdere tempo
guardando una vetrina, provare un abito nuovo, non importa se poi lo acquisteremo.
Ci si sente come soffocati negli
altri giorni, sembra di vivere in una prigione, con tutte le cose da fare, le
richieste di questo o di quello, quel correre in continuazione nel timore di
non farcela, arrivando a fine giornata senza fiato.
Si cerca uno svago nelle poche ore di un sabato mattina ma la speranza è
quella di un appagamento dello spirito. E non è per nulla facile. Non basta
girare per le strade, entrare ed uscire dai negozi, ubriacarsi di novità. Il
rischio, anche dopo una giornata spensierata, è di rimanerne delusi. Ancora una
volta. Tornando a casa più smarriti di prima.
Quando
calava la sera, il venerdì sera, Alda provava una sorta di liberazione. La
settimana era finita, l’attendeva il week-end, pausa, pausa finalmente, due
giorni tutti per lei. Per lei e per la casa. Anche per i genitori. Anche per la
spesa. Anche per…
Basta!
Domani sarà una mattinata solo per me! Senza doveri, senza obblighi, dirò ai
miei che ho un impegno, che passo da loro il pomeriggio.
Sabato
mattina finalmente, e l’aria fresca rinvigorisce. C’è da dare voce, respiro
alla vera Alda, deve provare un po’ di piacere facendo cose solo per sé. Non siamo solo dalla parte dei giornali
femminili, con i loro consigli, giusti, per carità, i consigli di chi sa che le
donne sono soffocate da mille incombenze nel fine settimana, e anche negli
altri giorni, e perdono l’orientamento, che corrono solo. Cosa devono consigliare
i giornali femminili se non di ritagliarsi uno spazio ogni tanto per sé, è
necessario per il proprio benessere altrimenti ci si sente come macchine, o
meglio governanti, o meglio madri, mogli, e alla fine, forse un giorno, nessuno.
Sabato
mattina finalmente e la città di buon’ora diventa scrigno interessante, il
centro non si visita mai, è scomodo andare in centro e così non si sa nulla dei
negozi aperti da poco, del bar che prima non c’era. E’ fresca l’aria del
mattino, piena di promesse. Cammina Alda, fa bene camminare. Sei seduta tutto
il giorno quando lavori, devi camminare e se cammini e ogni tanto ti fermi a
guardare le vetrine non te ne accorgi nemmeno che hai percorso dei chilometri.
Sentila
la città: guarda in alto, quel balcone con i fiori, quella finestra, quel
merletto di pietra. Ti eri mai accorta di nulla? Voce che parla dal profondo,
deve far ritrovare Alda, come se una parte di se stessa fosse perduta,
dimenticata, il candore, lo stupore, cose lasciate per strada, è tutto sempre
duro e difficile ora…
Ma
la mattinata del sabato tutta per sé è il primo passo per ritrovare la strada
di casa, per risentire le proprie necessità, esigenze, desideri, per ritrovare
linfa. Non è più giovane Alda. Ha cinquant’anni. Non si sente più giovane, si
sente perduta a volte.
Cammina
per le strade del centro, ah, i negozi di vestiti stanno aprendo a quest’ora! E
i saldi! Entrare, entrare, qualche occasione possiamo trovarla Alda, le dice la
voce di dentro. E’ un’amica che le parla e vuole darle un po’ di brio,
un’emozione. Non è più tempo di emozioni, solo di doveri, e la voce di dentro
lo sa e vuole alleviare la sua segreta insoddisfazione. Fare, fare, fare,
sempre fare… no, ora un momento di piacere solo per sé.
In
mezzo ai vestiti. In mezzo a capi carini dai prezzi accessibili. Magliette,
pantaloni, vestiti. Taglie piccole, o meglio vestiti che stanno bene alle donne
magre. Alle ragazze. Alle ragazzine.
Guarda
Alda, guarda in lungo e in largo tutto il negozio che sembra promettere
meraviglie appena si entra, è la bellezza a portata di mano, venti euro e la
persona sembra cambiare, è una bacchetta magica a basso costo, cosa vuoi di
più?
Difficile
trovare un capo che le piaccia però. Il negozio è propriamente per giovani,
giovanissime. Tutti capi aderenti, magliette con scritte vistose, abitini e
minigonne. No. Alla fine non c’è niente per lei. Ma che importa? Il centro è
pieno di negozi, se proprio vuole sfruttare il periodo dei saldi basta girare, guardare
bene, il capo giusto si trova.
Altro
negozio. Moda giovane. Anche quello. D’altronde la strada è piena di negozi
così, che fanno tendenza, che regalano ogni sei mesi, o anche prima, immagini
nuove della donna. Si torna agli anni 80, anche 70, discutibile la moda in quei
tempi ma ora viene riproposta, si torna alle camicie e ai vestiti delle madri,
se non delle nonne. La bellezza si percepisce appena. Forse non c’è bellezza in
quegli abiti. Forse alcuni. O forse lei ha un carattere difficile, fa fatica a
scegliere. Non che il suo corpo sia brutto, sgraziato, ma difficilmente trova
il capo che la fa impazzire.
Come
adesso. Non c’è niente neanche in quel secondo negozio. Non c’è niente per lei.
Il mondo della moda sembra pensare solo alle ragazzine, alle ragazze che
incontra ogni tanto, piene di amiche, con il cellulare sempre in mano, scarpe
da ginnastica e jeans strappati, un senso vago di libertà e leggerezza che
sembra percepirsi.
Sono
le dieci. Il sabato mattina la città si
risveglia tardi, e altri hanno avuto la sua idea, andare in centro, vedere i
saldi. Improvvisamente ogni cosa le sembra estranea. Negozi, negozi. Altri
negozi. Entra in un altro negozio e anche quello ha un nome famoso, tanto in
voga per i giovani. E’ caparbia. Per lei non c’è proprio niente, fra tutti quei
capi? E’ stato davvero un viaggio inutile?
E’
decisa ora: non andrà a casa a mani vuote. Deve comprare. Qualcosa, solo
qualcosa, ma deve comprare. Piccola parentesi di benessere mentale, non era
venuta per quello in centro? Non si era presa la mattinata del sabato solo per
sé?
Un
abito, un po’ largo, adatto alla sua figura, nero con un foulard, uno dei tanti
che ha a casa, nero le sta bene sempre, va bene per uscire il sabato sera, la
domenica, è un abito di felpa, giovanile nel taglio. E’ giovane Alda, è ancora
giovane, questo lo sa, e se non lo sa deve fare in modo che questo senta, è
importante sentirsi giovani, e l’abbigliamento fa la sua parte. Felpa, taglio
originale, largo ma non troppo.
Ce
l’ha in mano l’abito, finalmente si è decisa, è alla cassa. Cinque minuti di
fila. Si guarda attorno. Momento di pausa, disorientamento. Guarda il vestito:
lo porterà poi? Di solito indossa i
pantaloni, porterà un abito così
particolare? Al lavoro chissà… e fuori… qualche volta, forse… E’ un attimo, si
allontana dalla cassa. Va a riporre il capo nel posto in cui era. No, non era
una grande idea comprarlo. Non l’avrebbe indossato, in fondo.
Le
prende la malinconia. Esce dal negozio, paese dei balocchi ma non per lei, e
comincia a sentire stanchezza, ha voglia di andare a casa, ma no, si dice, fermati
in un bar, una bella pasta te la puoi concedere, è sabato, sabato mattina tutta
per te. Una brioche, un cappuccino, il giornale.
Seduta,
leggere il giornale con calma, può stare anche dieci minuti a leggere. Dieci
minuti per sé, gustando, senza guardare l’orologio, la colazione. Non c’era
niente per lei, in quei negozi. Forse potrebbe fare un salto dai suoi così non
va da loro il pomeriggio. Sua madre aveva bisogno della spesa. Il pranzo e la
casa da pulire. Pensieri che si accavallano.
Alda guarda il giornale, si porta
alle labbra il cappuccino, è gradevole, dovrebbe essere gradevole la schiuma
del latte, il latte e la sua schiuma, e anche il dolce della brioche è
gradevole, ma la mente inquieta non la lascia in pace, non la fa vivere. Non
c’era niente per lei in quei negozi, sono capi per ragazzine. Estraneazione,
basta, pago e vado via, si alza Alda e lascia il giornale aperto sul tavolino,
ha letto abbastanza, non c’è niente che la interessi, le solite notizie, la
politica, questo ha fatto, ha detto, disgrazie, niente, niente.
Niente e la
voglia di tornare a casa. No, può ancora girare per quelle strade del centro.
Quanti negozi ci sono, ci sono altre opportunità, o felicità a basso prezzo…
Non la sente più la voce di dentro. Sono due ore che cammina, e guarda capi che
non indosserà mai, non può comprarli perché non sono adatti a lei. C’è un mondo
giovane che non le appartiene. Ha cinquant’anni. Sarebbe ridicola a vestirsi
come una ragazzina. Deve
andare a casa. Lo reclamano i piedi. Lo reclama il corpo, invaso da improvvisa
stanchezza. E apatia. E senso di nulla.
Arriva
all’auto, lontano, parcheggiata lontano, quasi distrutta. Così si sente. Sabato
mattina e tante cose da fare. E’ ancora in tempo a fare un salto dai suoi.
Forse può andare al supermercato. Come tutti gli altri sabati, come sempre.
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