di Marina Zinzani
(“Quel dommage” – Françoise Hardy)
Quante cose avremmo potuto fare
un tempo i mari erano pieni di poesia
un tramonto e i raggi del sole sull’acqua
un arancione che riscaldava i nostri cuori
e non c’era nessuno intorno
solo noi
quante cose avremmo potuto fare
incontrare mondi
conoscere, ridere
la vita una giostra e niente spaventava
c’eravamo noi
quante cose avremmo potuto fare
camminare in silenzio
solo il battito delle foglie e il vento
aria pura, respiro profondo
la pace
quante cose avremmo potuto fare
la nostra vita costruita
un mattone alla volta
fiori in un vaso
fiori alle finestre
e il calore di una casa
quante cose avremmo potuto fare
chi è entrato
com’è potuto succedere
chi ha trasformato i nostri volti
chi ci ha fatto perdere
perché non abbiamo protetto la nostra felicità
perché non abbiamo compreso
l’unica cosa che contava
noi
che peccato ora
che peccato la casa vuota
nessun fiore
nessun tramonto sul mare
è tutto a posto per gli altri
cosa vuoi che sia
una separazione è cosa normale oggi
succede
l’amore svanisce
note della sera
un musicista che racconta la sua solitudine
la mia
e quello che poteva essere
anche se
anche se
c’è ancora qualcosa da vivere.
'' ... perchè non abbiamo protetto la nostra felicità ... '' una domanda che tormenta ogni giorno chi è passato da questo percorso. Una domanda che rimane senza una vera risposta, che si perde nel vento dei ricordi, che fa sembrare di aver superato quel dolore e poi torna nei sogni perchè non si riesce a dimenticare quella sofferenza.
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