di
Marina Zinzani
(con un commento di Angelo Perrone)
(con un commento di Angelo Perrone)
(ap)
Non credevano ai loro occhi i giornalisti del Daily Mirror quando si videro
recapitare quel testo stringato, firmato Paul McCartney. Un’autointervista, per
annunciare un enigmatico e irrevocabile addio. Divenne un titolo di prima
pagina per l’ultima edizione del giornale: Paul sta lasciando i Beatles.
Una notizia che fece rapidamente il giro del mondo, lasciando in secondo piano gli equilibri tra i Labour e i Tories, l’ascesa di Margaret Thatcher, e molto altro. Veniva meno, con McCartney, il principale riferimento musicale del gruppo. Si consumava così, ufficialmente, l’avventura della band più grande di sempre. Poi ognuno sarebbe andato per conto suo, verso altri orizzonti. Hey Jude, era il 10 aprile 1970. Quarantacinque anni senza i Beatles.
Una notizia che fece rapidamente il giro del mondo, lasciando in secondo piano gli equilibri tra i Labour e i Tories, l’ascesa di Margaret Thatcher, e molto altro. Veniva meno, con McCartney, il principale riferimento musicale del gruppo. Si consumava così, ufficialmente, l’avventura della band più grande di sempre. Poi ognuno sarebbe andato per conto suo, verso altri orizzonti. Hey Jude, era il 10 aprile 1970. Quarantacinque anni senza i Beatles.
Avevamo
accanto il tempo
giorni
lunghi, ampi orizzonti
inquietudini
del cuore.
Avevamo
accanto la rabbia
il
senso del giusto
la
voglia di cambiare
di
fumare e di stordirci e anche di bere.
Avevamo
accanto
i
nostri anni migliori
senza
saperlo.
C’era
la musica allora
dentro
di noi, accanto a noi
lusinga
di gioia.
Si
sono sciolti i Beatles
qualcuno
ci ha reclamato
con
una laurea, una veste, una cravatta.
Si
sorride
pensando
ai pantaloni a zampa d’elefante
alle
giacche strette
sorriso
triste
perché
niente
niente
è più stato come allora.
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