(ap) Al largo della costa di Gabicce
Mare, nella Baia degli angeli che
definisce l’ultimo tratto del golfo di Rimini, le acque nascondono ancora un
mistero. Addirittura, un centro abitato di origine greco-romana, chiamato
Valbruna, sommerso nei tempi più remoti dall’inesorabile avanzamento del mare,
sprofondato nei fondali, e tramutato nell’Atlantide dell’Adriatico. Non solo
una strana leggenda. Di tanto in tanto, riaffiorano dagli abissi strane formazioni dalla forma
inequivocabile: capitelli, parti di colonne, pietre.
Come se non bastasse, i pescatori, spinte le barche al largo,
giurano di aver visto più di una volta le reti impigliarsi in strane strutture
sommerse. E sostengono di riuscire a scorgere, nei
giorni più limpidi, i resti della città, e addirittura la punta del campanile
della vecchia chiesa. Molti i sub che hanno setacciato i
fondali marini alla ricerca di qualche reperto archeologico, accertando la
presenza di strutture le cui forme sembrano torri, piazze, parti di muro.
Riesce difficile pensare, con gli studiosi, che quei reperti siano solo
“cogoli”, blocchi di arenaria, modellati dal mare, fino ad assumere quelle
forme particolari. Piuttosto che i sassi
di Valbruna.
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