di
Paolo Brondi
Tutto
quanto di perverso e di tragico accade nella nostra quotidianità induce a fare una
distinzione fra la famiglia di ieri e quella di oggi. La famiglia del c’era una volta era il luogo della
sicurezza, un muro protettivo, con genitori amorevoli, ove i figli tornavano
sempre.
La madre, pur stanca e stressata, mai mancava di stare accanto ai figli, il padre contribuiva al benessere di tutti; nonni e zii mettevano a disposizione la loro esperienza e contribuivano ad alleggerire i compiti del sistema familiare.
La madre, pur stanca e stressata, mai mancava di stare accanto ai figli, il padre contribuiva al benessere di tutti; nonni e zii mettevano a disposizione la loro esperienza e contribuivano ad alleggerire i compiti del sistema familiare.
Non
si può tacere che qua e là è ancora presente questo quadro, ma per lo più è
ormai favola. Oggi, nel tempo dell’incessante fretta, della crisi strisciante
in tutti i settori, padri e madri, nonni e zii non hanno più quella libertà di
ieri e allora è rapido il passaggio o meglio il brusco salto dalla famiglia
tradizionale, quale ambiente migliore in cui un bambino può crescere, al vuoto.
I bambini spesso rimangono soli: l’unico amico è la tv, il cellulare, I cartoni
animati, presentati con una valanga di pubblicità occulta, sono i nuovi
educatori. Una educazione diseducante, perché ingenera nella mente una visione
del mondo ove tutto è legato al possesso, e così si appannano, o meglio spariscono,
i valori tradizionali: l'attesa, lo stupore, la ricerca con sforzo, con sacrificio,
con umiltà.
Senza
tv, senza cellulare, non sanno giocare; non sono in grado di inventare i propri
giochi risvegliando la creatività. E qui occorre ricordare che il bambino che
non gioca non è bambino. Ma anche i padri che non giocano con i figli perdono
per sempre il bambino che è dentro di loro. Le ragioni di questa indifferenza
verso la quotidianità e i suoi pericoli, vanno cercate, oltre ai guasti
dell’humus socio-culturale, anche e soprattutto nella trasformazione della
famiglia dove nemmeno persiste il gioco suggerito dall’antico “Odi et amo. Quare
id faciam nescio sed fieri sentio et excrucior”. Si diffondono separazioni e
divorzi e da un nucleo unitario si passa alla famiglia cespuglio, alla famiglia
rifugio. E’ una realtà assai variegata, complessa, che talvolta fa crescere la
nostalgia della famiglia del c’era una
volta!

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