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La prova di italiano alla maturità

di Cristina Podestà

Un rumore e un ronzio sordo che mi ricordano un film di guerra mi fanno sobbalzare sul lettino mentre sto riposando. Mi piace rilassarmi col cullare del mare, è veramente un’abitudine che conservo nel tempo da molti anni nonostante i miei cambiamenti epocali. 
Apro gli occhi di colpo e non vedo nulla perché, mentre io dormicchiavo, il cielo è diventato tutto nuvoloso e l’aereo che romba è sopra le nuvole. Il mio pensiero vaga e vaga; ascolto con gli occhi che ho chiuso di nuovo, l’estivo chiacchiericcio degli occupanti gli altri ombrelloni.
Si parla di invidia, di maleducazione; si discute con enfasi della prova di italiano agli esami di Stato e si critica, si critica. La lettera al ministro!? Il tema di Moravia? E quello su WhatsApp? 
Ma no, questi studenti sono troppo in gamba oggi, dunque avranno fatto un figurone, dice una signora molto giovane. Un’altra più avanti con l’età ribadisce che sono intelligenti ma troppo politicizzati. Si alza la voce di un docente che, scandalizzato, ribatte che non lo sono affatto rispetto ai “suoi tempi”. I ragazzi di oggi, effettivamente, non masticano una parola di politica: lo vorrei dire ma chi me lo fa fare? 
Continuo a fingermi dormiente mentre da un altro lato due madri disquisiscono con calore (in tutti i sensi c’è una atmosfera molto calda, bollente direi visto che sono le 15.40!) su chi dei due figli ha iniziato per primo a offendere l’altro. Una bimba in carrozzina, dunque deduco molto piccola, comincia a strillare perché svegliata dai vari accapigliamenti. 
E intanto sfilano ragazze bellissime con costumi succinti con firma di brand costosi e, al loro seguito, un gruppo di giovani maschi che fa a gara a chi è più sciocco. Onestamente continuo a stare con gli occhi chiusi e piano piano sono certa che mi addormenterò.
Ma, prima del sonno, formulo pensieri forse banali, forse no, perché in una giornata di mare di giugno e di sole probabilmente non sarebbe il caso di meditare in modo filosofico e critico, ma io sono fatta così, dunque mi chiedo chi siamo noi esseri umani: ciò che deduco non ci fa onore, ma è il mio punto di vista e non me ne vergogno. 
Se non mettiamo amore nei nostri atti, se non ci dedichiamo a chi sta male, se non apriamo il nostro cuore, siamo assolutamente un abito vuoto di contenuto anche se di lusso. Scarpe inutili per piedi senza valore. Un rivestimento di pelle per un’assenza di sentimenti. 

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