di Cristina Podestà
Distesa nel sole cercavo di raccogliermi per accogliermi e ritrovarmi. Nei respiri che ti avevo rubato c’era ancora tanta vita da spendere e sui crinali, che immaginavo verdi di fogliame e digradanti, la notte spazzava gli ultimi bagliori del tramonto.
La mia pelle assetata beveva gocce di rugiada e il mio cuore premeva nel petto accelerandone i battiti. La sabbia mi sporcava i capelli e mi si appiccicava addosso, priva come ero di protezione.
Alzandomi mi ero scossa dal torpore e cercavo refrigerio in una fresca tazza di tè. Nel mio battere di ciglia avevo ritrovato una sana voglia di vivere e ti cercavo, intorno, con lo sguardo corrucciato.
Al tuo apparire ogni cosa aveva assunto un senso di assoluto, di libertà e di vita, un sorso di felicità che mi era mancata per tutto il giorno in un’estate che mi era parsa appassita e silenziosa. Ed ora eccomi di nuovo: mi ero ritrovata; il mio senso di esistere era legato a doppio filo a te.
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