di Marina Zinzani
Il fiume scorre, il fiume racconta, cela segreti. Setsuko chiude gli occhi e sente qualcosa di lieve, un volo di farfalla. Le ali delicate di una farfalla. Le sue ali leggere. La leggerezza nell’aria.
Una foto che incuriosisce, un luogo pieno di fascino che si espande oltre l’immagine, ha energia, viaggia ed entra dentro la porta finora tenuta chiusa della mente. Il soffio magico che la spalanca, e la curiosità diventa compagna di qualche istante, forse di giorni, può lenire. Può lenire.
Il profumo del caffè nell’aria entrando in un bar, il rituale al bancone che diventa lentezza, osservazione, la bustina che si apre, il cucchiaino che mescola, il sapore intenso che inonda le papille gustative.
Il giornale sfogliato, piegato da altri avventori del bar, andare velocemente alle pagine culturali, soffermarsi su una notizia che non fa male, che non disturba, non violenta, interessante. Nutrimento per una mente stanca da tante notizie.
La finestra che dà sul palazzo di fronte, l’osservare i tetti d’inverno.
Un film che esce al cinema, leggere, informarsi, pensare di andare, entrare in un mondo illusorio e raccolto, che forse emozionerà.
Leggerezza del vivere, richiamata dagli interstizi più nascosti, evocata, leggerezza e pace nell’anima, bolla, sintonia, calore dentro di sé, il mondo freddo là fuori è lontano.
Setsuko apre gli occhi. Forse ha visto la farfalla. Le ha consegnato un dono, quel ricercare l’effimero, l’attimo, che po’ espandersi e cambiare le cose.
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