di Marina Zinzani
Si vedono luci in lontananza, si festeggia qualcosa, si immagina. In quella casa c’è un momento lieto, i figli tornano dai padri, vengono accolti dalle madri, il cibo diventa prezioso, c’è una sorta di ringraziamento del cibo, si ascoltano gli ultimi avvenimenti di tutti. E’ un giorno di festa in quella casa, si sente in lontananza quasi un vociare, tutti si scambieranno dei doni.
Eppure, pensa Setsuko in riva al fiume, il dono più grande è la presenza dell’altro, è la condivisione che c’è ancora con l’altro, è l’avere degli scudi pronti per fronteggiare le avversità, il nemico se minaccia la propria casa, scudi che si useranno insieme. Il dono dell’altro, in questo scenario dai colori autunnali, in cui si vedono le meraviglie di una foglia, l’intensità di un rosso dalle infinite sfumature, il giallo prima che la foglia diventi tristemente secca.
In quella casa, pensa Setsuko, si festeggia e c’è armonia, ci sono forse bambini e la vita che cresce, ci sono i conflitti tipici di chi si affaccia alla vita, rivendicando una propria autonomia, con l’irrequietezza tipica dei giovani, ci sono donne che dopo aver cresciuto i figli sentono un certo vuoto, o hanno raggiunto il tempo per sé stesse tanto desiderato, che poi non è mai quello immaginato, è più sobrio, raccolto, diverso.
Tutto può essere invaso da chi vuole dare il nome ad una festa, ad una ricorrenza. Ma alla fine restano le persone. Con il loro piccolo mondo, con quello che hanno costruito, con quello che sentono dentro. E finché avranno dentro l’amore, in tutte le sue forme, sarà una bella festa.
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