di Marina Zinzani
In una sera d’inverno, con il cammino acceso, ci si trovava a mangiare caldarroste, in una conversazione che scivolava fra i ricordi, il parlare in modo ameno. Una serata intima, in cui anche un buon vino rosso scaldava l’ambiente.
Immagini di persone, cose lette in un libro, o viste in un film. O ricordi. La partecipazione di qualcuno ad un momento in cui il tempo era rilassato, una piccola bolla in cui la confidenza era svelata, fra un sorriso, fra lo scivolare delle parole.
Le sere d’inverno ora sono spesso fredde, è un freddo del cuore, il camino non si accende più, la compagnia è lontana, non si beve più un buon vino fruttato, che lascia soddisfatti.
Setsuko guarda il fiume, il mondo si è riempito di cose ma anche di rammarico e qualcuno, con tanti anni addosso guarda ad un tempo con malinconia. Malinconia, malinconia... Vattene via. È un grido silenzioso, un ordine, un dovere, una necessità. Attraversare immagini struggenti e poi camminare, con quel bagaglio dietro che può essere pesante. Camminare, voltarsi indietro ogni tanto per rispettare quel richiamo ai ricordi che ogni tanto arriva.
La malinconia è un buon vino rosso bevuto in compagnia. Setsuko guarda il fiume, da qualche parte è richiesta la forza, è sempre richiesta la forza, non si va da nessuna parte senza la forza, si soccombe. Ecco che allora immagina: come in certi film, in cui si ritrovano alla fine i vivi e i morti, tutto esiste ancora, tutto vive nella serenità e nel calore, e si festeggia insieme, ancora una volta. Un bicchiere di vino rosso e cin cin. Cin cin.
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