Passa ai contenuti principali

"Povera Gente" di Fëdor Dostoevskij

di Liana Monti

Primo romanzo di Dostoevskij, pubblicato nel 1846. Impostato in forma di scambio epistolare fra due persone, Makàr e Varvara. I due sono vicini di casa e imparano a conoscersi, con brevi frequentazioni, ma soprattutto confessando i propri pensieri attraverso lettere nelle quali raccontano delle proprie quotidianità fatte di fatiche, sofferenze, malanni e difficoltà economiche.
Fra di loro nascono e maturano un’amicizia e una stima molto solida. Entrambi si confidano svelando le paure, le angosce, le speranze e le delusioni. Si confortano a vicenda facendosi coraggio l’un l’altro, con suggerimenti sul da farsi e alimentando la fiducia e l’affetto reciproco. Il loro è un rapporto di profonda amicizia che non oltrepasserà mai questo confine. Quanta dolcezza, quanto affetto, ma spesso quanta tristezza.
Cercano di aiutarsi anche con gesti concreti che hanno un altissimo valore in quanto ognuno dona all’altro tutto quel poco che ha per consentire di affrontare le necessità impellenti. “anche soffrire, soffrire per voi è quasi un piacere.”
Attraverso queste lettere vediamo uno squarcio della vita reale di quel tempo. È un lusso potersi comprare un paio di stivali o un cappotto perché i propri sono così consumati rammendati già innumerevoli volte
Ma la frequentazione avrà un termine. Un giorno, un uomo distinto propone a Varvara di sposarlo e di vivere con lui una vita più agiata. A questa offerta la ragazza non può rifiutare, vista l’insistenza del pretendente e visto che un’occasione simile non le si sarebbe ripresentata tanto facilmente. A malincuore, ma decisa a non essere contraddetta, comunica la notizia al suo caro amico Makàr il quale all’inizio ne è felice per il bene della ragazza, ma voi si rende conto che ci sono già dei segnali che questa nuova vita non sarà così rose e fiori come Varvara avrebbe sperato. Purtroppo però non vi erano alternative che proseguire in quella nuova strada.
Il romanzo termina con i due protagonisti che si salutano, con brevi frasi scritte quasi di corsa, augurandosi buona fortuna e nella speranza di potere continuare quello scambio epistolare, ma non sapendo se questo sarebbe stato possibile.
Lui sarebbe rimasto un uomo solo che non la avrebbe mai dimenticata. Si sarebbe trasferito nell’alloggio lasciato libero dalla ragazza, in modo tale da esserle ancora sempre vicino con il cuore e con i ricordi.
Lei, invece, una donna sposata ad un uomo che già appariva autoritario. Avrebbe avuto cura di lei? Della sua debole salute? Dei suoi modesti ma giusti desideri riguardo alle passioni letterarie? L’avrebbe ascoltata, consolata e incoraggiata come era stato capace di fare il suo caro e buon amico?
Sembra dominare una sorta di inesorabilità; una situazione di difficoltà che ognuno cerca di migliorare come può, con tanta buona volontà, ma con l’incognita del futuro. “Al destino non si scappa.”
Ed infine una domanda che rimane senza risposta, e che troviamo presente in maniera drammatica anche in altre opere dell’autore: “Perché deve sempre succedere così, che una persona buona deve patire la miseria, e a un altro la fortuna si presenta da sé come se cascasse dal cielo?”
Le parole usate sono semplici e profonde allo stesso tempo. Una grande umanità avvolta da dignità e profondo rispetto coinvolge il lettore.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il braccio della morte e l'amore tossico: storie parallele di redenzione

(Introduzione a Daniela Barone). La pena capitale interroga la morale di ogni società, ponendo domande cruciali sulla sacralità della vita e sul valore della riabilitazione. Ma cosa succede quando il "braccio della morte" si manifesta anche fuori dalle sbarre, negli affetti tossici e nel controllo psicologico? Questa è la storia intensa dell'epistolario tra Daniela Barone e Richie Rossi, un carcerato americano in attesa della sentenza capitale, che intreccia la riflessione sulla pena di morte con una personale battaglia per la libertà. Un racconto toccante sulla dignità, la speranza e la redenzione. Segue:  a.p.  COMMENTO. 1. Rifiuto etico e sacralità della vita (Daniela Barone - TESTIMONIANZA) ▪️ Non so se fu il film “ Dead Man Walking ” o il libro “ La mia vita nel braccio della morte ” di Richie Rossi a farmi riflettere sul tema della pena capitale; tendo a pensare che le vicende del carcerato americano abbiano determinato il mio rifiuto di una pratica che ritengo crud...

📱 Dipendenza da notifiche e paura di restare fuori: perdersi qualcosa è una gioia

(Introduzione ad a.p.). L’iperconnessione asseconda il bisogno di controllo sulle cose e alimenta l’illusione che tutto, sentimenti e informazioni utili, sia davvero a portata di mano. Ma genera ansia e dipendenza. Questo ciclo vizioso è alimentato dalla chimica del nostro stesso cervello. Perché non pensare ad una "disconnessione felice" scoprendo il gusto di una maggiore libertà e della gioia di perdersi qualcosa?

⛵ In balia delle onde, trovare rotta ed equilibrio nel mare della vita

(a.p. – Introduzione a Cristina Podestà) ▪️ La vita è uno “stare in barca”, dipende da noi trovare la rotta e l’equilibrio. E un po’ di serenità: come quando galleggiavamo in un’altra acqua. Nel ventre materno (Cristina Podestà - TESTO) ▪️La metafora del mare e della barca è piuttosto diffusa nella letteratura, a cominciare da Dante in tutte e tre le cantiche e relativamente a variegate sfumature dell'essere: Caronte, l'angelo nocchiero, il secondo canto del Paradiso; non sono che esempi di una molteplice trattazione del tema del mare e della navigazione. Joseph Conrad dice una frase molto suggestiva, che riprende proprio la similitudine della vita: "La nave dormiva, il mare si stendeva lontano, immenso e caliginoso, come l'immagine della vita, con la superficie scintillante e le profondità senza luce". Spesso è proprio cosi: la superficie è bella, solare, scintillante appunto ma, se si va sotto e si guarda bene, c'è il buio più profondo! La barca di Dante...

⏳ Natale e la tirannia del presente: riscoprire l’attesa

(Introduzione ad a.p.). Abbiamo perso il senso del tempo, limitato al presente precario e fugace: occorre riscoprire il valore dell’attesa e della speranza, che hanno un significato religioso ma anche profondamente laico. L’iperconnessione e la continua ricerca di stimoli ci hanno reso schiavi di una visione frammentata, incapace di guardare oltre l'orizzonte immediato. Il Natale, con la sua simbologia, ci offre un antidoto a questa tirannia. • La corruzione del tempo (a.p.) ▪️ Quanti di noi, ogni momento, sono intenti a guardare il proprio cellulare? Immersi nella connessione perenne, con tutti e tutto, e dunque con niente? C’è l’ingordigia di cogliere qualsiasi aspetto della vita corrente, nell’illusione di viverla più intensamente che in ogni altro modo. Un’abbuffata di notizie, video, contatti con chiunque, senza sensi di colpa per questo sperdimento continuo del nostro esistere. Questo è il sintomo di una società dominata dalla "paura di restare fuori" e dalla ricerc...

🎵 Baby Gang e responsabilità: quando sceglievamo l’ultimo LP di Battiato

(Introduzione a Maria Cristina Capitoni). Di fronte agli episodi di cronaca che vedono protagonisti i giovani e le cosiddette "baby gang", la tendenza comune è cercare colpevoli esterni: la scuola, la famiglia, la noia. Ma è davvero solo una questione di mancati insegnamenti? In questo commento, l'autrice ci riporta alla realtà cruda degli anni '80, dimostrando che anche in contesti difficili, tra degrado e tentazioni, esiste sempre uno spazio sacro e inviolabile: quello della scelta individuale. Le inclinazioni dei giovani: gli insegnanti e le scelte dei ragazzi (Maria Cristina Capitoni) ▪️ La criminalità tra i giovani? Ovvero baby gang? Non è solo un problema di insegnamenti. Non c'è bisogno che un professore ti insegni che dar fuoco ad un barbone, massacrare di botte un tuo coetaneo non è cosa buona e giusta. Spesso poi questi "ragazzi" provengono da situazioni agiate, tanto che dichiarano di aver agito per noia. La mia giovinezza, erano gli anni ‘8...