Dietro il
gioco delle parole, non soltanto l’espressione di un sentimento: la poesia è
ricerca di una verità più intima
di Bianca Mannu
Un libro è come uno scrigno. Per sapere
che cosa racchiuda nelle sue pagine bisogna averlo tra mani, sfogliarlo,
assaggiarlo qua e là con gli occhi, e poi cominciare a leggerlo pagina dopo
pagina, soffermarsi, tornare indietro, riprendere, proseguire, sperando che
accenda la nostra curiosità o anche il semplice desiderio di sapere che cosa vi
abbia chiuso dentro la Fulana che lo ha scritto.
Un libro chiama a un lavoro più o meno
semplice, più o meno gradevole ed esclude il nostro corpo, la nostra mente e il
nostro spirito da altre attività che forse risultano più familiari e dalle
quali, ci sembra, si possono ricavare gratificazioni più immediate.
Se questo è vero - ed è vero solo nella
misura in cui decidiamo che lo sia - è ancora più incontrovertibile il fatto
che nulla della nostra attuale esistenza può essere concepito fuori dal
linguaggio, specialmente dalla parola detta e scritta.
Certamente in una condizione di vita
fondata sulla velocità della comunicazione e sull'esposizione mediatica - reale
o presunta - la lettura con senso e con intima adesione - che ci vuole fermi e
forse anche soli - appare come un intoppo e un controsenso. Soprattutto la
scrittura in versi, la quale scombina gli ordini sintattici, parla per
perifrasi, si arrampica sui paradossi, gioca con gli ossimori, ci confonde con
le metafore e ne combina di cotte e di crude con le allitterazioni.
Eppure senza questo giocare della parola
tra senso, non senso e controsenso alla ricerca di "verità" più
profonde dentro e fuori di noi (fosse anche verità di favola e di sogno), il
solo fatto emotivo o sentimentale non basta a fare poesia.
Che cosa sia "poesia" non si sa bene, ma essa non pare s'insedi nell'espressione immediata della nostra commozione o dei nostri sentimenti, anche se le parole con cui decidiamo di esprimerli le mettiamo in fila indiana invece di schierarle in riga come facciamo di solito. Anche nel disporre parole in riga (prosa) si può fare poesia. Per fare tanto l'una quanto l'altra è necessario familiarizzarsi con i procedimenti e i contenuti nel discorso vivo degli scrittori e dei poeti, anche, forse sopra tutto, di quelli che giudichiamo difficili.
Che cosa sia "poesia" non si sa bene, ma essa non pare s'insedi nell'espressione immediata della nostra commozione o dei nostri sentimenti, anche se le parole con cui decidiamo di esprimerli le mettiamo in fila indiana invece di schierarle in riga come facciamo di solito. Anche nel disporre parole in riga (prosa) si può fare poesia. Per fare tanto l'una quanto l'altra è necessario familiarizzarsi con i procedimenti e i contenuti nel discorso vivo degli scrittori e dei poeti, anche, forse sopra tutto, di quelli che giudichiamo difficili.
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