Confidare in sé stessi
di Marina Zinzani
Ti dirò quel che oggi ho trovato di accattivante in Ecatone.
Mi chiedi – egli dice – quali siano i miei progressi? Ho cominciato a essere amico di me stesso”.
Fece davvero un bel progresso: non sarebbe mai stato solo. Sappi che un amico di questo genere è accessibile a tutti. (Seneca)
Perché. Perché è così difficile essere amici di sé stessi. Le risposte possono essere molte. Perché ci si sente deboli, insicuri, non ci si piace, si vorrebbe avere un altro carattere, un altro corpo, avere fatto altre scelte, perché non si è in sintonia con quello che riporta lo specchio.
Bisognerebbe andare a ritroso e chiedersi la motivazione di tutti questi perché. Allora, analizzando ogni aspetto, si scoprirebbe che a monte c’è il giudizio di qualcuno, il modello dominante imposto, anche in modo invisibile, dalla società, un modello che viene espresso anche da chi ci è più vicino.
Il giudizio altrui diventa presenza inquieta, che innumerevoli danni ha fatto dalla notte dei tempi, che condiziona culture, popoli, ed entra nell’interiorità delle persone. È presenza che si riceve fin da bambini, alimentata da buoni propositi, certo, ma può diventare un freno a mano nell’espressione di sé. È presenza quando si entra nella scuola, nei rapporti con gli altri. E spesso questo giudizio altrui porta ad una disarmonia, non si è amici di sé stessi direbbe Seneca.
“Fece davvero un bel progresso: non sarebbe mai stato solo.” È una frase un po’ magica, che ha un potenziale enorme. Si dimentica spesso quanto dobbiamo a questa anima, a questo corpo che ci accompagnano. Prima di tutto comprensione, la nostra comprensione.
Verissimo.
RispondiEliminaIl volersi bene.
Un dovere verso noi stessi a cui la cultura occidentale non insegna.
Ma dagli orientali invece si. Abbiamo molto da imparare.
Lo dobbiamo prima di tutto a noi stessi
Grazie Liana