domenica 17 gennaio 2016

Natura, il difficile ordine dell'arte

di Valeria Giovannini

Scrive Stefano Poggi in L'anima e il cristallo (ed. Il Mulino, 2014, p. 37): "L'artista si attiene nella sua opera agli stessi principi che governano le creazioni della natura. La sola differenza - ma non è da poco, e mette in luce tutta la decisiva importanza dell'arte - è che l'artista tratta (...) di individui. La natura, invece - l'espressione era di Goethe - "non se ne fa niente degli individui" è proprio per questo è occupata in una continua, eterna opera di costruzione e di distruzione".
Per questo l'artista non imita la natura: l'oggetto creato artisticamente trascende se stesso, offrendo una chiave di lettura altra, elevata. Di senso. E di sentimento. L'artista ci accompagna verso un mondo ideale, al di fuori del tempo e dello spazio. Dove tutto può accadere. Dove tutto accade. Come in un sogno. Tutto è simultaneo. Sincronico. Come l'amore. L'estasi della consapevolezza del divino. Nella non-dimensione della tempiternità, termine - anzi "parolaccia" - coniata da Raimon Panikkar. La vita eterna è adesso.
Scrive ancora Poggi (p. 21): "L'infinito "processo del senso" si sviluppa in esperienze che si compiono senza giungere alla nostra coscienza, ma che sono tutte sorrette dal senso di una totalità, di un'eternità - e di un'armonia - che ne assicura la concatenazione secondo una logica interiore. Di questa logica ci sfuggono in un primo momento le connessioni: solo in un secondo momento il lavorìo dell'intelletto potrà arrivare a ricostruirle. Alle conclusioni di quella logica interiore non è possibile però sottrarsi: in essa, al pari di quanto avviene nella creazione artistica, siamo posti dinanzi all'armonia fuori del tempo e dello spazio. Ciò avviene in un'intuizione immediata, in una visione che ha tutta la forza di un'"autentica rappresentazione mistica". In noi si è sedimentato il "precipitato di innumeri esperienze sfuggite al controllo dell'intelletto e in apparenza andate perdute": quelle esperienze, tuttavia, sono state in grado, anche senza l'aiuto dell'intelletto, di raggiungere un ordine senza per questo giungere alla coscienza. Un ordine che è come quello secondo cui si ordinano le molecole di un cristallo: l'ordine dell'interiore cristallo logico della mistica".
In Ricordi sogni riflessioni scrive Carl Gustav Jung: (...) "poi fui travolto da questo torrente di lava, e il suo fuoco diede nuova forma e nuovo ordine alla mia vita. Fu la materia prima, che mi costrinse a plasmarla; e le mie opere sono un tentativo, più o meno riuscito, di incorporare questa materia incandescente nella Weltanschauung del mio tempo. Quelle prime fantasie e quei sogni erano come magma fuso e incandescente: da essi si cristallizzò la pietra che potei scolpire." E ancora: "Quando cominciai a disegnare i mandala, comunque, vidi che tutto, tutte le strade che avevo seguito, tutti i passi intrapresi, riportavano a un solo punto, cioè nel mezzo. Mi fu sempre più chiaro che il mandala è il centro. È l'espressione di tutte le vie. È la via al centro, all'individuazione."
In effetti, il concetto de "l'ordine dell'interiore cristallo logico della mistica" mi ha portato immediatamente ai mandala di Jung, alle meravigliose creazioni rappresentate nel suo Libro rosso, quali espressioni del Sé e monadi che corrispondono alla natura microcosmica dell'anima. Con la differenza che la formazione del cristallo risponde evidentemente a una legge fisica, naturale, mentre l'espressione simbolica dell'inconscio è la via a se stessi. Se è vero, come ha scritto Camille Paglia nel suo Sexual personae, che "l'arte trae ordine dalla brutalità devastante della natura", la natura ha pure un suo ordine. La contemplazione della natura e dei suoi simboli può essere il punto di partenza per l'evoluzione spirituale della persona. Per la sua aspirazione al sogno. Per non involvere in "un cinghiale laureato in matematica pura", come diceva Fabrizio De Andrè. Credo che natura e arte siano destinate a incontrarsi negli abissi dell'individuo. E degli individui. Dove un cristallo di neve ha una sua realtà oggettiva apparentemente innegabile. Ma allo stesso tempo, per l'artista - e in generale per il cercatore di sé  - diviene simbolo trasformatore e trasfigurante di un mondo in divenire, simbolo che spalanca le porte ai processi interiori di conoscenza, individuali e collettivi.

1 commento:

  1. Lo scritto può ricordare il pensiero di Nietzsche per il quale natura, arte e scienza procedevano all'unisono. È il motivo per cui egli si sentiva destinato a "partorire centauri".

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