(Modigliani) |
Il
corpo femminile nell’arte del ‘900: tra sogno e realtà
(ap)
Una forma per la seduzione? E’ inevitabile, nelle arti visive, pensare
all’immagine femminile come riassunto ineguagliabile del fascino?
Un
dilemma antico, talvolta scabroso, affrontato in modi diversi, da personalità
di ogni tempo. I grandi artisti del novecento, diversissimi tra loro (Amedeo Modigliani
e Jules Breton, Renato Guttuso e Pablo Picasso, Giacomo Manzù e Salvador Dalì, Carlo
Carrà e Giorgio De Chirico, Joan Mirò e Gustav Klimt, solo per dire alcuni nomi)
hanno offerto una loro personalissima idea della seduzione declinata al
femminile.
Il
corpo delle donne è oggetto di ispirazione, dovrebbe essere trasposizione del
concetto stesso di bellezza, ma è anche riflesso di un’inquietudine personale
irriducibile ad ogni spiegazione razionale, che trae origine nel profondo delle
trepidazioni– spesso irrisolte - dell’animo.
Da
sempre femminilità e seduzione si confondono. Si sono sempre confuse, ma secondo
percorsi differenti e talvolta imprevedibili. Nella pittura moderna sono lontane
le belle apparenze per descrivere il nudo femminile, un tempo esaltato da linee
morbide e sinuose, languide ed accoglienti, proprie della rappresentazione
classica, e della concezione romantica.
(Dalì) |
Prevalgono
oggi interpretazioni diverse da quella naturalistica, questa vicina al vero e
alla sensualità sempre riconosciuta alle forme femminili, che portano
addirittura, nelle odierne raffigurazioni, ad un’innaturale eclissi del corpo,
oggetto di radicale destrutturazione e addirittura di sperimentalismo
geometrico o cubista. Come in Carlo Carrà, Renato Guttuso, Joan Mirò. Veri
esempi, le loro opere, di trasgressione stilistica e concettuale, dunque di
sedizione più che di seduzione.
La
leggibilità della realtà attraverso il corpo umano è alterata e condizionata
dall’interferenza dell’inconscio che conduce alla cancellazione delle fattezze
umane, come l’arte le aveva sinora raffigurate, o al loro stravolgimento innaturale,
esprimendo così elementi simbolici della distruzione del sé.
Compare in Salvador Dalì il mostruoso nella donna-scarpa o la frammentazione del corpo in una serie di particolari anatomici, autentici feticci in cui si dissolve la rappresentazione del fascino femminile o se ne offre una versione totalmente astratta.
Compare in Salvador Dalì il mostruoso nella donna-scarpa o la frammentazione del corpo in una serie di particolari anatomici, autentici feticci in cui si dissolve la rappresentazione del fascino femminile o se ne offre una versione totalmente astratta.
(Guttuso) |
Sogni
e incubi deformanti si riversano sul corpo delle donne. Quando è rappresentato
con innaturali linee geometriche allungate, come in Amedeo Modigliani, o si
offrono languidamente abbandonate al sonno attraverso le immagini delle ninfe
dormienti di Giorgio De Chirico, Figure che si segnalano per la loro
vulnerabilità e passività, tanto da determinare un effetto solo straniante ed
irreale. La seduzione è spaesamento di fronte alla realtà, quei corpi
trasmettono una inquietante sensazione di distanza ed estraneità.
Trova
rispondenza in queste opere l’osservazione provocatoria secondo cui la
seduzione, specie del corpo femminile, non appartiene alla sfera della natura
ma a quella dell’artificio e del segno rituale (Jean Baudrillard, De la
sèduction, 1979).
Il
nudo non sopravvive come genere, anche letterario, celebrativo della bellezza,
piuttosto emerge la crescente ambiguità del fascino esercitato dal corpo delle
donne, declinato in differenti linguaggi che abbandonano definitivamente il
mito della esaltazione del femminile per affidarsi allo sperimentalismo. Alla
fine si delinea una prospettiva deformante che esprime la forza travolgente ma
anche eversiva dell’immagine.
(De Chirico) |
Tra
miti e realtà, riti e misteri, il corso tormentato degli eventi indica che la
femminilità rimane seducente quando allude all’ignoto, al differente, all’altro
da sé, al segreto inconoscibile. La meraviglia della sua rappresentazione non
può prescindere da quello sguardo ammirato che dall’esterno è capace di cogliere
il corpo nella sua essenza: artefice di un’esperienza di vita unica ed
ineguagliabile nella sua originalità.
È
la sola dimensione capace di vincere i momenti dell’abbandono, la passività del
sonno perturbante o infine la frammentarietà delle componenti esistenziali, e
di risvegliare infine il corpo ai significati interiori del rituale seduttivo. Che
sono riconducibili ad un'unica misura, l’incontro con l’altro come soggetto e
non oggetto. Mai contatto anonimo ed estraniante, ma incarnazione di una
relazione con una vita particolare, il suo mistero, in cui è racchiuso il nome
proprio dell’altro da sé.
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